Le reti a banda ultra larga, che si caratterizzano per una maggiore velocità e affidabilità di trasmissione, costituiscono l’infrastruttura tecnologica portante dell’economia digitale e della società dell’informazione e rappresentano una condizione abilitante per l’innovazione, la competitività e la crescita economica e sociale.
Sono trascorsi due anni da quando il Governo italiano ha approvato, in coerenza con l’Agenda Europea 2020, la Strategia italiana per la banda ultra larga, che ha integrato il precedente “Piano Banda Ultra Larga” approvato dalla Commissione UE il 18 dicembre 2012. Tale strategia si pone l’obiettivo di coprire, entro il 2020, l’85% della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari e superiori a 100 Mbps garantendo al contempo al 100% dei cittadini l’accesso alla rete internet ad almeno 30 Mbps. Con questo piano il Governo sta provando a superare il cosiddetto “digital divide”, ossia il divario digitale tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e chi n’è, invece, escluso. Colmare tale divario è una delle priorità per favorire lo sviluppo, la crescita e la competitività del nostro Paese.
Inoltre, l’attuale piano per la banda ultra larga è stato concepito in stretta sinergia con la “Strategia per la crescita digitale”, che si pone l’obiettivo di sviluppare la crescita del capitale umano, l’utilizzo di Internet e la sua integrazione nella vita della pubblica amministrazione e delle imprese.
Se guardiamo gli ultimi dati del Digital Economy and Society Index (DESI) – elaborato dalla Commissione Europea tenendo in considerazione variabili quali la connettività, la diffusione delle competenze digitali, l’uso di internet, la digitalizzazione delle imprese e i servizi pubblici digitali – l’Italia è ancora ferma al palo: infatti, si posiziona al 25° posto tra i 28 Paesi europei, avanti solo a Grecia, Bulgaria e Romania. Più in generale, per tutti gli indicatori il nostro Paese si colloca nella parte inferiore della classifica – al di sotto del ventesimo posto – ad eccezione dell’adozione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, per cui si trova al 19° posto. Nello specifico, in merito alla connettività, l’Italia si classifica al 24° posto a livello europeo.
Nonostante tale risultato non sia soddisfacente, passi in avanti sono stati compiuti, grazie soprattutto all’aumento della copertura della rete a 30 Mbps di velocità, soprattutto nelle regioni meridionali.
Dagli ultimi dati – estrapolati in data 9 marzo 2017 dal sito web http://bandaultralarga.italia.it/del Mise – emerge che la Puglia è la regione col grado di copertura della banda ultra larga più elevato, pari al 79% della popolazione, per la rete a 30 Mbps di velocità, ovvero una copertura praticamente doppia rispetto alla media nazionale (40%). Si posizionano bene anche altre regioni del Mezzogiorno, quali Calabria (77%), Sicilia (67%) e Campania (66%). Tutte le regioni del Nord Italia si collocano, invece, al di sotto della media nazionale, con ultima la Valle d’Aosta che presenta una copertura della banda ultra larga a 30 Mbps solo dell’1%.
La classifica viene completamente stravolta se, invece, si fa riferimento alla rete in banda ultra larga a 100 Mbps di velocità, che risulta ancora poco diffusa nel nostro Paese: infatti, solo l’11% delle unità immobiliari nazionali risultano essere coperte. Lombardia e Lazio sono le regioni con il più elevato grado di copertura a 100 Mbps (25% e 22% rispettivamente), terze a pari merito Campania – unica regione del Mezzogiorno al di sopra della media nazionale – e Liguria (14%). La Puglia, questa volta, si colloca ampiamente al di sotto della media nazionale, con solo il 5% delle unità immobiliari raggiunte dalla banda ultra larga a 100 Mbps. Inoltre, sono ancora quattro le regioni prive di copertura, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Sardegna e Valle d’Aosta.
È necessario, dunque, continuare ad investire nelle infrastrutture di rete, in particolare nella banda ultra larga, in quanto sono il presupposto necessario per l’avvio della crescita digitale di cui il nostro Paese ha bisogno. In aggiunta, è fondamentale per crescere economicamente ed essere sempre più competitivi mettere in atto politiche volte alla diffusione capillare dell’alfabetizzazione digitale, spingere verso una maggiore integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese e nella società e migliorare il processo di digitalizzazione della PA.