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Sky, Papa Francesco e il lavoro

Papa Francesco

Il Papa, nei giorni scorsi, è tornato a occuparsi del lavoro, con parole coerenti con la sua concezione del mondo e, in essa, dei rapporti economici e sociali. «Il lavoro ci dà dignità. Chi per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto chiari chiude fabbriche, chiude imprese e toglie il lavoro agli uomini fa un peccato gravissimo», ha ripetuto, con aria pensosa, a Roma in una delle ultime udienze generali, durante la quale manifestavano lavoratori di Sky a rischio di trasferimento a Milano. Nelle difficoltà del mondo contemporaneo, quella di Papa Bergoglio è una lettura della crisi priva di profondità e di conoscenza dei fenomeni sociali ed economici di cui saltuariamente, ma con costanti idee guida, si occupa. Non c’è imprenditore al mondo che si privi di un bravo lavoratore, se non è costretto a farlo da condizioni esterne o interne che lo obblighino a rinunciarvi per la sopravvivenza della sua impresa.

E nell’innovazione generale dei processi e dei prodotti con il galoppante ingresso nella scena di sistemi automatici, di informatica e del web, è difficile immaginare un’ortodossia religiosa in base alla quale il sistema produttivo sia costretto a rifiutare, nel nome del mantenimento della forza lavoro, di aggiornarsi, aprendosi alle nuove tecnologie. Sarebbe utile che il Pontefice, così responsabile verso la sua comunità ecclesiale e gli altri uomini e donne e così dotato di apprezzate commissioni vaticane sui vari settori dello scibile, chiedesse un rapporto sulle trasformazioni avvenute, in corso e prevedibili nei processi lavorativi e sulle loro conseguenze sui lavoratori e sull’offerta di lavoro.

È di comune conoscenza che si salvano le occupazioni ad alta specializzazione (e valore aggiunto) e quelle meno pregiate, i lavori che gli italiani (i francesi, i tedeschi, gli spagnoli e via dicendo) rifiutano. In questa forbice allargata rimangono colpiti ed esclusi tutti gli altri, i non specializzati né capaci di specializzarsi. Non comprendere l’ineluttabilità di quanto sta accadendo significa chiudere gli occhi di fronte alla realtà, piegandosi a una sorta di tardo peronismo (il virus che ha ucciso la prospera Argentina) di ritorno.

(Articolo pubblicato su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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