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Ecco le prospettive politiche degli eredi Dc nella terza repubblica

Se si pone attenzione senza preconcetti alla situazione del Paese si colgono elementi di scomposizione. La società si trasforma con rapidità. Problemi nuovi si intrecciano a quelli vecchi, irrisolti. Non ci sono correnti di pensiero forte, basi culturali in grado di indicare prospettive. L’incertezza domina e la precarietà si eleva a categoria della post-politica. I conti si fanno dunque con verità presunte e con dati approssimativi. Lo sviluppo e il progresso sono termini vaghi. Spesso ciò che si ritiene essere progresso è regressione. Quando si svuotano giacimenti di storia e cultura, quando retaggi di conquiste civili non sono più riferimento, si entra in una fase di stagnazione. Gli slanci si smorzano e le passioni scompaiono.

La politica non c’è da tempo. Vige un sistema di continue approssimazioni che impegna nel presente ma chiude orizzonti. Le forze della post politica si muovono con difficoltà nel vano tentativo di corrispondere con interventi inadeguati a problemi complessi. Una vasta realtà sociale, che è stata protagonista del riscatto morale dell’Italia del dopoguerra, è irrilevante. Si son potuti raggiungere risultati ampiamente positivi, perché nasceva – dopo il fascismo e una guerra distruttiva – il desiderio forte di partecipare, di condividere, di rivendicare giustizia in un ritrovata solidarietà e un nuovo, inesplorato, sentimento di responsabilità.

Alcide De Gasperi fu l’artefice indiscusso di questa unità. Nessun risultato economico, nessun detrito poteva essere rimosso se il popolo non avesse trovato fiducia in sé stesso, nelle proprie capacità. Una disponibilità di fare sacrifici in nome di un ritrovato orgoglio nazionale. Una unità innanzitutto spirituale, raggiunta grazie al grande impegno dei cristiani democratici che hanno favorito, respingendo suggestioni integraliste, l’espandersi e il consolidarsi della democrazia. I partiti di massa – le forze laiche riformiste eredi della migliore tradizione liberale – hanno ritmato i tempi della ricostruzione e dello sviluppo. La gente sulle piazze, pur nelle contrapposizioni, dava sfogo al desiderio di partecipazione. Un popolo da secoli diviso ritrovava le ragioni di un comune destino. Quello fu progresso vero con risultati innegabili.

Oggi si registra un ritorno al passato: quello che è definito progresso è solo un insieme di interventi senza un disegno condiviso. Dicevamo che la politica non c’è. È stata sospesa con l’introduzione del maggioritario e con le riforme del sistema elettorale. E con il venir meno del proporzionale, del rapporto tra cittadini e rappresentanti, sono scomparsi anche gli strumenti che i cittadini avevano a disposizione per essere protagonisti. Il sorgere di capi e di popolate corti hanno prosciugato i forzieri di patrimoni umani. Il referendum del 4 dicembre ha abbattuto gli illusionisti che avevano promesso ricchezze e che, invece, hanno disseminato povertà.

Con il proporzionale (bisogna disinnescare le mine di chi non intende riconoscere la vera portata del responso referendario) si presenta l’opportunità per i cittadini di organizzarsi, di scegliere i propri rappresentanti, di far rinascere movimenti politici veri e non finti! In Italia c’è una polarizzazione verso gli estremismi. L’area centrale della riflessione e della equilibrio è inesistente. Sono da tempo spente le energie e stemperati gli apporti dei ceti medi, dei professionisti, di chi produce. Un mondo che è maggioranza non incide ma subisce e si spegne.

Da qui il nostro sforzo a sollecitare tanti cristiano-democratici, sospinti alla deriva, perché ritrovino coraggio e le motivazioni di un grande passato per sottrarre il Paese da gestioni consolari cariche di ambizioni e presunzione. La solitudine respinge e non aggrega. E’dissipatrice di risorse e produce negatività. Sono stato assieme a tanti amici al Consiglio Nazionale dell’Udc il 9 marzo scorso per capire se ci sono possibilità di convergenze per far nascere un movimento che si richiami alla storia dei democratici cristiani, senza impossibili repliche, adeguate al nostro tempo.

È un passo. A tanti altri amici chiediamo di fare altrettanto. L’Assemblea dell’Associazione Democrazia Cristiana, che il 26 febbraio ha eletto Fontana, è un avvenimento importante. C’è bisogno di generosità. La stessa generosità che ebbero i popolari e i democristiani nel dopoguerra. Allora c’erano macerie. Oggi ci sono le devastazioni di uno Stato sempre meno democratico e libertario sequestrato da conserterie estranee alla migliore tradizione civile dell’Italia.

Il Nuovo CDU continuerà a confrontarsi su questi temi nel Consiglio Nazionale che si terrà venerdì 24 marzo con inizio alle ore 11.30 presso l’Hotel Roma Aurelia Antica in via Aldobrandeschi 223, Roma.



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