Le efficienze e il taglio dei costi uniti al recupero del Brasile hanno riportato Telecom al profitto (il più alto dal 2011) e a margini sopra il 42%. La società ha infatti chiuso il 2016 con utili per 1,8 miliardi che si confrontano con il rosso di 70 milioni del 2015. Il cda ha proposto all’assemblea (convocata il 4 maggio) la distribuzione di un dividendo di 2,75 centesimi solo per le azioni risparmio.
IL FUTURO
Il futuro del gruppo, che nel corso dello scorso esercizio ha ridotto il debito di oltre 2 miliardi, sarà tutto basato su infrastruttura e contenuti. Nel primo caso, parlando di fibra ottica, uno dei temi attualmente più caldi nel mercato delle tlc, il cda ha approvato il progetto presentato dall’ad Flavio Cattaneo per la creazione di una società dedicata esclusivamente allo sviluppo selettivo di nuove infrastrutture in fibra in aree inserite nella classificazione dei cluster C e D (le cosidette aree bianche o a fallimento di mercato).
I PASSI SULLA FIBRA
Il progetto, si legge nel comunicato del gruppo, «non determina un incremento del livello di investimenti già programmati» e prevede la costituzione di una società partecipata, «la cui maggioranza sarà detenuta da un socio finanziario, che sarà scelto nei prossimi mesi e la cui procedura di individuazione è stata avviata». La realizzazione di questa partnership permetterà a Tim , tramite la nuova società, di raggiungere gli obiettivi di copertura del Paese con la banda ultralarga con quasi due anni di anticipo rispetto alla tempistica prevista dal piano triennale. La società offrirà a tutti gli operatori servizi di connessione wholesale, garantendo parità di trattamento.
I NUMERI
Tornando ai numeri, la società ha registrato ricavi per 19 miliardi, in calo del 3,5% rispetto al 2015. Il fatturato relativo al solo quarto trimestre ammonta a 5 miliardi ed evidenzia un miglioramento rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente non solo in termini assoluti (+5,1%) ma anche in termini organici (+0,6%) invertendo un trend negativo che perdurava da 18 trimestri. Il risultato si deve alla business unit Domestic, che ha realizzato un incremento del 2,5% in termini organici. Segnali positivi anche dalla business unit Brasile che, in un migliorato contesto macroeconomico e competitivo, sta significativamente rallentando il trend negativo, contenendo la riduzione dei ricavi all’1,7% nel quarto trimestre 2016 rispetto al -15,3% del primo trimestre 2016.
I CONFRONTI
L’ebitda 2016 è risultato pari a 8 miliardi (+14,2%) ma il dato più confortante per il gruppo è l’incidenza sui ricavi del 42,1% (contro il 35,5% del 2015) che diventerebbe 43,1% in assenza di oneri non ricorrenti. In termini organici l’ebitda evidenzia invece una variazione positiva di 1 miliardo (+15,2%). Le performance si devono alle azioni di cost recovery plan avviate nel secondo trimestre 2016 dalla business unit Domestic e nel trimestre successivo dalla quella Brasile. L’ebit si è attestato a 3,72 miliardi, in aumento del 25,6% e con un’incidenza sui ricavi del 19,6% mentre gli investimenti industriali 2016 sono stati pari a 4,87 miliardi, in calo di 321 milioni rispetto al 2015. L’indebitamento finanziario netto rettificato infine ammonta a 25,1 miliardi, in diminuzione di 2,16 miliardi rispetto al 31 dicembre 2015.
LE STRATEGIE
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)