Altro che cantiere aperto. Il centrodestra è ormai un teatro di una contesa fra i “giovani rottamatori ” e i vertici. L’ultimo atto dello scontro generazionale è andato in scena sabato 5 marzo a Torino. Al teatro Vittoria (in via Gramsci i promotori di Officine Centrodestra si sono dati appuntamento per “lanciare un messaggio di aggregazione fra le forze conservatrici”. E soprattutto “per dare un segnale forte è chiaro: le nuove generazioni ci sono e non hanno più intenzione di stare in panchina”, come hanno scritto addirittura sul flyer dell’evento. Un tentativo di rottamazione in piena regola.
Almeno questo è quanto hanno pubblicamente denunciato i promotori, a partire da Ludovico Seppilli, giovane consigliere comunale di Pino Torinese, facoltoso comunello della collina torinese e soprattutto anima del progetto “Officine”. “Hanno chiamato uno a uno i nostri relatori – rivela Seppilli – È stato detto che i giovani di Forza Italia che fossero venuti sarebbero stati espulsi. Il nostro incontro, rivolto ad alcuni giovani, ha scatenato telefonate da persone che siedono in Parlamento e minacce sul piano politico e personale a ragazzi di 20 e 30 anni affinché non fossero presenti. Questo ci dà la dimensione di quanto il centrodestra abbia perso il contatto con il suo mondo. Ma Officine non è un partito né lo sarà mai”.
GLI “INDIZIATI”: MARIA RIZZOTTI E ALBERTO CIRIO
Da chi sia venuto il diktat, Seppilli non lo ha detto, limitandosi a incolpare “il coordinamento regionale di Forza Italia e anche quello di Ncd”. Tuttavia i nomi che circolavano, nei corridoi del teatro Vittoria, erano due: la senatrice forzista Maria Rizzotti e l’europarlamentare Alberto Cirio. Il “movente” di quest’ultimo sarebbe legato alle prossime regionali torinesi. “Officine è passata come un’iniziativa per lanciare la candidatura di Claudia Porchietto (consigliera regionale forzista, ndr) contro Chiamparino – suggerivano i bene informati – E Cirio non ha gradito”. Va detto che la Porchietto non s’è vista.
CHI C’ERA E CHI NO
Del resto di big ce n’erano pochi. Fra i pochi “eretici” presenti nel pubblico, figuravano l’ex sottosegretario Mino Giachino, l’ex senatore Andrea Fluttero, il presidente del Collegio dei costruttori Alessandro Cherio, e due dei tre candidati a sindaco del centrodestra alle comunali torinesi, Alberto Morano (Lega) e Roberto Rosso (Udc). Mancava il terzo, Osvaldo Napoli (nella foto) appunto di Forza Italia. Come lui, tutta l’ortodossia forzista si è ben guardata dal presentarsi al teatro Vittoria.
Fra i relatori mancavano il vicepresidente dell’Anci Piemonte Michele Pianetta, la vicesindaca di Padova Eleonora Mosco, il vicepresidente di Id Carlo De Romanis, Francesco Giubilei di Nazione Futura, il presidente del VII Municipio di Milano Marco Bestetti e altri. C’erano invece il consigliere comunale Pietro Tatarella e presidente di Eds, il movimento studentesco del Ppe, Virginio Falco, e Lorenzo Castellani.
IL NODO DELLE ALLEANZE
Durante l’incontro si è discusso anche di contenuti, sebbene a tener banco sia stato soprattutto il boicottaggio della dirigenza piemontese. È rimasto sullo sfondo il dibattito principale del centrodestra, ovvero lo schema delle alleanze per le prossime elezioni politiche. I nodi da sciogliere sono molti, a partire dall’opportunità di un asse con Salvini, passando dall’opzione di ricucire con Alfano. Su tutto incombe il problema della leadership, almeno finché la Corte di Strasburgo non scioglierà i dubbi sulla candidabilità di Silvio Berlusconi. Sul punto, gli orientamenti emersi a Torino sono discordanti. “Un accordo con la Lega di Salvini lo vedo difficile – ha detto Tatarella, uomo di Arturo Parisi – Il brand Forza Italia ormai funziona solo se ci sono persone credibili a portarlo avanti, come a Milano, dove abbiamo perso sì, ma dignitosamente. Dove ciò non è capitato, come a Torino o a Bologna, Forza Italia non è pervenuta”. Sul punto, si registra la diversa l’opinione di Virginio Falco. “Non vedo molte alternative a un progetto comune per la prossima legislatura, siamo chiamati a una scelta di concretezza” ha detto. Insomma, anche i giovani discutono.
I “ ROTTAMATORI ” DI DESTRA: “QUESTA CLASSE DIRIGENTE NON PIACE AGLI ELETTORI”
Certo, è da capire quanto riusciranno i “ rottamatori di destra” ad incidere in questa discussione, visto lo scontro generazionale in corso con i vertici forzisti. Il nodo della questione è il rinnovamento della classe dirigente. Sul punto, i toni si stanno alzando, e bastava ascoltare l’intervento di Tatarella per rendersene conto. “Molti, che ora siedono in Parlamento, i miracolati, preferiscono un partito del 10% purché garantisca loro la rielezione. Da quando sono entrato in Forza Italia sento parlare di rinnovamento, speriamo che sia la volta buona”.
“Una parte di questa classe dirigente ha paura, sente il terreno cedergli sotto i piedi, solo così si spiega la campagna di odio, rabbia e mortificazione di un gruppo di ragazzi che non è contro nessuno e che vuole solo costruire qualcosa – ha concluso Seppilli – Officine Centrodestra non nasce per spaccare tutto, ma è ora che il centrodestra si decida a contare sui suoi giovani. L’attuale classe dirigente non piace agli elettori e di giovani preparati ne abbiamo tantissimi. Pur senza voler eliminare l’esperienza dei più anziani”.