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Tutte le novità su Popolare di Vicenza e Veneto Banca

Di Gabriele La Monica
Veneto Banca Popolare di Vicenza

I termini per l’adesione alla proposta di transazione avanzata dalla Popolare di Vicenza e Veneto Banca ai vecchi soci, con un ristoro pari al 15% dell’investimento azionario per gli ex soci dell’istituto di Montebelluna e di 9 euro per ogni titolo per gli azionisti della banca berica, non verranno prorogati. È questo, secondo quanto MF-DowJones ha appreso da una fonte vicina al dossier, l’orientamento dei due istituti di credito veneti, che quindi, salvo colpi di scena al momento non preventivabili, rispetteranno la tempistica dell’offerta comunicata al mercato. Più nel dettaglio, i soci hanno tempo fino al prossimo 15 marzo per formalizzare la manifestazione di interesse mentre l’adesione con la firma dell’accordo transattivo potrà essere formalizzata entro il successivo 22 marzo. Sicuramente non c’è alcuna possibilità che possa essere aumentato l’ammontare complessivo che i consigli di amministrazione delle due banche hanno destinato al ristoro dei soci.

Nonostante il numero delle adesioni non stia aumentando al ritmo sperato, i contatti con i soci interessati all’iniziativa (94.000 per la Popolare di Vicenza e 75.000 per Veneto Banca) sono stati moltissimi, tanto da giustificare un ragionevole ottimismo riguardo alla possibilità che, così come accade nel caso delle offerte pubbliche di acquisto, le adesioni possano arrivare nelle ultime ore di validità dell’offerta. Sullo sfondo rimane il confronto fra i vertici delle due banche e le authority europee sulla ricapitalizzazione precauzionale e sulla fusione. Le authority europee coinvolte, ovvero il Single Supervisory Mechanism della Banca Centrale Europea e la Dg Competition della Commisione Ue, come rivelato ieri da MF-Milano Finanza, avrebbero chiesto a Popolare di Vicenza e Veneto Banca di presentare piani industriali separati, specificando i rispettivi fabbisogni patrimoniali.

Questo perché, secondo quanto si apprende, la fusione messa in cantiere dal fondo Atlante per semplificare il processo di ristrutturazione non è stata ancora autorizzata dall’autorità di vigilanza e dunque non si potrebbe impostare il piano sul presupposto della combined entity. Al di là dell’allungamento dei tempi, la redazione di due piani separati riporta sul tavolo l’eventualità, finora assolutamente esclusa, che le due banche possano avere un futuro stand alone. L’amministratore delegato Fabrizio Viola in una recente intervista ha spiegato che Popolare di Vicenza e Veneto Banca hanno bisogno di nuovo capitale e che in presenza di una fusione la possibilità di reperire capitale risulterebbe maggiore rispetto a una situazione in cui gli istituti rimanessero due singole entità. Senza contare che, se naufragasse il progetto di fusione, ci potrebbero essere delle uscite eccellenti fra le prime linee del management. Gianni Mion, presidente della popolare vicentina, è stato il primo sostenitore della fusione come unica possibile soluzione per il salvataggio delle due banche venete e difficilmente rimarrebbe al suo posto in mancanza di un progetto che sia in grado di convincerlo altrettanto.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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