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Iva e cuneo, la manovra di autunno rischia il flop?

Pier Carlo Padoan

Il Governo spinto dall’urgenza di trovare una soluzione per evitare gli aumenti delle aliquote Iva previsti dal 2018 sembra quasi svegliarsi da un lungo torpore riscoprendo improvvisamente la necessità di una serie di interventi che in realtà gli italiani chiedono a gran voce da anni.

Due sembrano essere le priorità divenute improvvisamente e finalmente irrinunciabili, la riduzione del cuneo fiscale, che in Italia è ben oltre 10 punti rispetto la media OCSE, e la riduzione/razionalizzazione delle tax expenditures ovvero tutta quella serie di deduzioni e detrazioni fiscali che introdotte con finalità agevolative e per indirizzare la spesa in settori economici “considerati” chiave sono ormai divenute numericamente ingestibili, strumento per compiacere lobby di potere ed estremamente costose per il bilancio delle Stato.

Dalle dichiarazioni dei due principali protagonisti-antagonisti, Renzi e Padoan, sembra però che le anime all’interno del PD abbiano ancora idee diametralmente opposte divise in due correnti, quella di Padoan, favorevole all’aumento dell’Iva, magari parziale, concentrando le risorse disponibili sulla riduzione del cuneo fiscale e quella dei renziani che considerano una priorità lasciare le aliquote invariate per non stressare ulteriormente il  mercato e fermare i consumi.

Sebbene il problema del cuneo fiscale sia una piaga assoluta nel nostro Paese, finanziarne una riduzione strutturale o per specifiche categorie con l’aumento dell’iva ed il taglio delle tax expenditures equivarrebbe a dare magari liquidità in busta paga ai dipendenti per poi toglierla nuovamente in fase di consumo, un gioco forse a saldo zero in poche parole.

Anche il fattore equità non andrebbe trascurato nella scelta, infatti una riduzione del cuneo potrebbe avrebbe, a seconda di come verrà strutturato ovviamente, un impatto positivo esclusivamente per coloro che hanno un contratto di lavoro subordinato (o assimilati) mentre l’aumento delle aliquote iva colpirebbe in maniera indiscriminata tutte le categorie di contribuenti compresi quelli nelle fasce più povere.

La triste realtà dei fatti è che forse sono state investite troppe risorse in provvedimenti che poi non hanno dato il riscontro sperato ed ora ci si trova di fronte al più classico dei casi di “coperta corta”, con poche risorse disponibili e tante falle da tappare con il risultato che la manovra di autunno di certo non cambierà in meglio la vita degli italiani e sarà un successo se riuscirà a non peggiorarla.



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