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Alitalia, ecco perché ho votato No al referendum

Di Arcangelo Baudo
ball, alitalia

Non vorrei dover far ricorso alla volgare metafora di uno dei furbetti del quartierino, ma è troppo facile chiedere sempre e solo ai lavoratori di fare i sacrifici.

Sono ormai vent’anni che assisto a questa scena. Arriva un nuovo capoazienda, si presenta, dice che è molto contento di essere qui, di amare questo simbolo, che siamo meravigliosi, ma che ci sono problemi gravi e l’unica maniera per far continuare a decollare Alitalia è fare sacrifici. Ce lo hanno chiesto Mengozzi, Cimoli, i capitani coraggiosi di Colaninno, Del Torchio…

Sì, ma chi deve fare sacrifici? Sempre e solo il personale in prima linea, quello dalle buste paga ormai da lavoratore interinale. E i dirigenti, quale contributo danno? Non mi pare di aver letto smentite sull’aumento della liquidazione per il nostro amministratore delegato Cramer Ball (nella foto), che certo non ha portato risultati brillanti. E dire che aveva detto che saremmo diventati meglio di Lufthansa!

È ora di finirla con questa immagine di Alitalia come covo di privilegiati. Svegliatevi. I tempi sono cambiati, non siamo più agli anni Ottanta. I ritmi di lavoro e la retribuzione non sono quelli che descrivete nei vostri pigri articoli. Vi siete mai chiesti come mai tante persone lasciano volontariamente Alitalia per andare a lavorare altrove?

Lo sapete che un pilota di una lowcost come Easyjet guadagna più di un suo collega Alitalia? Avete letto di come Lufthansa ha concluso la vertenza con i suoi dipendenti? Con un aumento delle paghe in quattro step pari all’8,7% e l’erogazione di una tantum da 30 milioni che si tradurrà in 5-6mila euro per ciascun dipendente? All’Air France per la nascita della loro low cost hanno chiesto una riduzione ai piloti dell’1 per cento, da noi invece del 30, per poi scendere a solo 20 per cento, con un taglio netto sui riposi annui.

Voi che volate lo sapete che la manutenzione degli aerei che un tempo si faceva in casa ed era uno dei fiori all’occhiello della nostra compagnia, tanto da avere spesso commesse da altre compagnie, ora viene spesso affidata all’estero? Veramente credete che il piano che vi hanno raccontato potesse riportare all’utile la Compagnia? Non vi siete accorti che si tratta sempre di conversione di debiti, come già avvenuto nel passato, e che i soldi freschi sono contati? Lo stesso Gubitosi ha dichiarato anche in tv che quel piano era troppo timido.

Sappiamo tutti che la nazionalizzazione invocata da alcuni sindacati di base non è praticabile, serve un impegno vero degli azionisti italiani per un vero progetto industriale, di largo respiro. Continuare a tagliare servizi, personale, rotte non è la strategia giusta, e dire che un po’ di esperienza su questo dovremmo averla maturata!



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