L’appuntamento rischia di passare inosservato visto che l’attenzione del mercato è concentrata su alti temi, a partire dai salvataggi di Mps, di Bpvi e Veneto Banca. Ma le tre assemblee di sabato 8 aprile saranno una scadenza importante per le banche che lo scorso anno hanno abbandonato lo status di popolari e si sono trasformate in società per azioni in seguito alla riforma Renzi.
LA SITUAZIONE
I soci di Banco Bpm, Bper Banca e Credito Valtellinese voteranno per la prima vota senza il principio capitario, detto altrimenti conteranno i capitali e non più le teste. E, visto che la maggioranza del capitale di questi gruppi è oggi saldamente in mano a investitori istituzionali italiani ed esteri, non è facile prevedere quale potrebbe essere l’esito delle votazioni. Proprio per questo, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, i vertici delle ex popolari si sarebbero mossi per tempo per evitare brutte sorprese.
GLI OBIETTIVI
L’intenzione del top management (affiancato nei tre casi dal proxy advisor Morrow Sodali) è infatti quella di evitare pericolosi arrocchi e tendere la mano agli istituzionali per condividere le scelte strategiche in linea con le best practice internazionali. Il tema di confronto più delicato in questi mesi è stato quello delle politiche di remunerazione che, non a caso, saranno all’ordine del giorno nelle tre assemblee di sabato 8. Anche se estraneo alle tematiche gestionali, il problema delle remunerazioni è centrale nella dialettica con gli investitori istituzionali e, se mal gestito, rischia di creare problemi reputazionali agli istituti.
NODO BANCO BPM
L’obiettivo principale del lavoro svolto in vista delle assemblee è stato non solo allineare le scelte alle prassi istituzionali, ma anche aumentare il livello di trasparenza, soprattutto per quanto attiene la remunerazione variabile e il legame tra questa e le performance. Un lavoro particolarmente intenso per Banco Bpm, dove si è trattato di allineare due differenti sistemi di remunerazione a seguito della fusione tra Popolare di Milano e Banco Popolare. «C’è stato un enorme lavoro di analisi che ci ha permesso di mettere a confronto i compensi interni e di allinearne l’interesse del management a quello degli azionisti istituzionali», spiega una fonte.
COSA SUCCEDE IN BPER
Altro aspetto particolarmente delicato è quello del rinnovo degli amministratori. Per la verità sabato 8 aprile questa situazione si presenterà soltanto a Bper Banca dove i soci dovranno eleggere 7 consiglieri su 15, una prova del rinnovo integrale dell’anno prossimo. In questo caso il delicato lavoro svolto dal proxy advisor è stato condividere con i fondi i profili dei candidati per evitare strappi in assemblea. A Modena, infatti, le formazioni in campo saranno due: quella sponsorizzata dall’attuale cda e quella promossa dal comitato dei gestori. In base alle ultime proiezioni la partita resta aperta ed è davvero difficile fare previsioni su chi potrebbe arrivare in maggioranza.
DOSSIER UBI
Di certo tutti hanno ben presente il precedente di Ubi: lo scorso anno a Bergamo la lista presentata dagli istituzionali riuscì addirittura ad aggiudicarsi la maggioranza di voti, battendo la formazione dei soci storici bresciano-bergamaschi. Non sarà peraltro un caso se negli ultimi mesi il nocciolo duro del gruppo guidato da Victor Massiah (in foto) (le associazioni Patto dei Mille e Azionisti Ubi) abbia ulteriormente arrotondato la quota nel capitale. Forse a rimarcare il fatto che i soci storici della ex popolare lombarda sono pronti a difenderla da eventuali incursioni esterne.
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)