Uno pari, palla al centro. Questo giro l’ha vinto l’ex cancelliere cristianodemocratico Helmut Kohl, come riportavano in primo piano giovedì i siti di tutti i media tedeschi. Nell’annosa controversia riguardante una biografia non autorizzata da Kohl, i giudici del tribunale di Colonia gli hanno dato ragione e condannato gli autori a un’ammenda di un milione di euro per aver leso i diritti della personalità. Il libro in questione, uscito nel 2014, porta il titolo Il lascito – I protocolli di Kohl, ed è stato redatto dai giornalisti Heribert Schwan e Tilman Jens. Un libro diventato un bestseller, soprattutto grazie alle esternazioni “unplugged” dell’ex cancelliere. Ecco qualche esempio: “Se Gorbaciov avesse piazzato alcuni suoi panzer al checkpoint Charlie, i duri e puri di Berlino est si sarebbero affrettati a chiudere di nuovo il Muro”. Certo, ci sarebbero state proteste da parte della comunità internazionale. Ma poi, come era già accaduto con la costruzione del Muro nel 1961, tutto sarebbe tornato come prima. Che piaccia o no: “Nessuno avrebbe rischiato uno scontro bellico, per quegli stronzi della Ddr”. E ancora: “Merkel non sapeva stare a tavola. Mi è toccato riprenderla ripetutamente”. Il cancelliere Schröder era a suo avviso “incapace di vera amicizia… freddo come un pesce. E il giorno che se ne andrà [le interviste con Kohl risalgono al 2001 e 2002, ndr.], correrà subito dietro ad affari molto più lucrativi delle politica”. E anche riguardo al suo ex ministro degli Esteri Dietrich Genscher, insieme al quale era riuscito a mettere fine al dramma dei 4mila profughi della Germania dell’ex rifugiatisi nell’ambasciata della Repubblica Federale a Praga, non aveva espresso un giudizio proprio edulcorante: “Se fossi morto quattro anni fa, oggi andrebbe in giro dicendo che l’unificazione è stata merito suo”.
Di Helmut Kohl, il cancelliere dell’unificazione tedesca ormai trapelano solo più poche notizie. L’ultima sua apparizione in pubblico risale a più di un anno fa, dopo una lunga degenza in ospedale. E quella volta si faceva quasi fatica a riconoscere in questo signore anziano e gravemente segnato dalla malattia, il Helmut Kohl imponente e ingombrante, per statura ma anche per carattere, che per sedici anni ha guidato la Germania. Ad accompagnarlo allora, la seconda moglie Maike Richter, classe 1964, dal 2005 convivente con Kohl la quale la sposa nel 2008. Un matrimonio al quale i due figli non erano stati invitati. Una signora che, a sentire i media tedeschi così come gli amici più stretti di un tempo, l’avrebbe di fatto segregato, tagliato fuori dal mondo. Il motivo: essere un giorno l’unica erede e custode del suo lascito, così sostengono i media.
Ed è all’interno di questo clima che si consuma tra committente e autori, o meglio autore, cioè Schwan, perché Jens si aggiunge in fase di scrittura. Non è che Schwan fosse una new entry per Kohl, tutt’altro era il suo ghost writer storico. Per questo gli aveva anche affidato il mastodontico compito di aiutarlo nella realizzazione delle sue memorie (e tre dei quattro volumi, ognuno di circa 1000 pagine, sono frutto della collaborazione tra Kohl e Schwan) e di un diario ex post. Schwan e Kohl lavorano insieme dal 12 marzo 2001 fino al 27 ottobre del 2002 e producono complessive seicento ore di registrazioni. Poi ci si litiga e Kohl licenzia Schwan. Passano gli anni e un giorno Kohl chiede anche la restituzione delle 200 cassette. Schwan, convinto che dietro alla richiesta vi sia la seconda moglie dell’ex cancelliere, si rifiuta.
Motivo per cui i Kohl poco tempo dopo si presentano con l’ufficiale giudiziario, il quale intima a Schwan l’immediata consegna delle cassette, e lui deve cedere. D’altro canto non gli servono più. Quello che i Kohl non sanno è che Schwan ogni volta che tornava da una seduta di lavoro con Kohl, passava le registrazioni alla sorella, perché gliele trascrivesse. Dattiloscritti che il giornalista aveva provveduto a mettere al sicuro in diversi luogo in giro per l’Europa.
Al momento della restituzione delle cassette siamo nella primavera del 2014 e il libro di cui sopra, di lì a poco uscirà. Un colpo duro per i Kohl, che passano immediatamente alle vie legali, pretendendo il ritiro di tutti i volumi dalle librerie. Questa richiesta però non viene accolta dai giudici. almeno non in prima istanza. Ma la coppia non desiste una cocciutaggine che ora è stata premiata. All’ammenda salatissima di un milione di euro si aggiunge anche l’ordinanza da parte del giudice di cancellare 116 passaggi nel libro, perché, come ha sempre affermato Kohl, si trattava di affermazioni strettamente confidenziali. La sentenze però non è ancora esecutiva, i difensori di Schwan e Jens hanno infatti annunciato ricorso. Manca dunque ancora il capitolo finale.