I vescovi francesi hanno scelto di non dire la loro sul ballottaggio presidenziale che vedrà, in Francia, Marine Le Pen contro Emmanuel Macron il prossimo 7 maggio.
Ma è chiaro che ai vescovi una figura come Marine, la quale in un’intervista a La Croix ha duramente attaccato il Papa, può piacere ben poco. Atteso anche un fatto: da 20 anni almeno la Chiesa cattolica francese non ha mai avuto buoni rapporti col Front National, il partito fondato nei primi anni ‘70 dal padre di Marine, Jean-Marie Le Pen, che nel 2002 giunse a sorpresa al ballottaggio contro Jacques Chirac.
LA NOTA DEI VESCOVI
Andiamo con ordine: la notte del 23 aprile la Cef, la Conferenza episcopale francese, ha emanato un comunicato stampa nel quale ha detto alcune cose subito dopo i primi risultati elettorali. Ecco alcuni stralci del comunicato, firmato dal Segretario generale e portavoce della Cef, monsignor Olivier Ribadeau Dumas: (…) “La Chiesa non invita a votare per l’uno o l’altro candidato, ma (…) vuole dare a ognuno gli elementi per il proprio discernimento personale. (…) Depositaria del messaggio del Vangelo che ispira la Dottrina Sociale, la Chiesa cattolica ricorda alcuni principi base come la ricerca del bene comune, la destinazione universale dei beni, la traduzione in atti concreti della fratellanza, l’attenzione ai più fragili, la dignità della persona umana e la sussidiarietà”.
Un anno prima delle elezioni presidenziali, a giugno del ‘16, in una dichiarazione, il Consiglio permanente aveva indicato 7 punti, criteri guida per un discernimento nel quadro di quest’elezione. E infatti la dichiarazione, che si può leggere qui, stabiliva alcuni punti di riflessione: 1) democrazia e società violenta; 2) per un progetto di società; 3) verso un patto educativo; 4) solidarietà; 5) migranti; 6) Europa; 7) ecologia. Tutti punti riassunti dal comunicato stampa dell’altra notte, nel quale si possono leggere le stesse richieste, e cioè: (…) Affinché la nostra democrazia non si trasformi in una società violenta, dovrà favorire un serio dibattito nazionale senza infingimenti né ambizioni personali; un dibattito favorito da un ruolo adeguato dei media che non porti all’isterismo; un dibattito nel quale il fatto religioso abbia un posto e le religioni un ruolo (e qui si può sentire l’eco del terrorismo religioso islamico); Che società vogliamo costruire? A quale progetto di società aspirare? Crediamo in una società nella quale l’essere umano è più di un elemento del processo economico o tecnologico. La dignità della nostra società si riconosce dal rispetto dei più deboli dei suoi membri dall’inizio delle loro vite fino alla loro fine naturale.
Saltiamo alcuni punti per arrivare a quello più dolente per la Le Pen: “Riguardo ai migranti, la crescita del fenomeno migratorio, dovuto a numerosi fattori, è una constatazione e non una lotta. Quando alcuni Paesi accolgono milioni di rifugiati, come il nostro Paese potrà ritirarsi davanti alla prospettiva d’accogliere e integrare alcune decine di migliaia di tali vittime? La nostra volontà di solidarietà non può ridursi solo alla nostra nazione”.
MARINE CONTRO IL PAPA. ANCHE SE…
Insomma, parole che certo alla Le Pen non possono piacere. E infatti, il 13 aprile scorso, parlando con La Croix ha detto: “Se i francesi vorranno (al secondo turno, n.d.r.) sarò eletta. La legge Claeys-Leonetti? (la legge che ha regolamentato il fine vita in Francia nel 2016, che non consente eutanasia o suicidio assistito ma apre alla sedazione profonda e continua, n.d.r.) Si può accompagnare il dolore senza andare alla scelta di praticare l’eutanasia, con una conseguente scelta di civiltà. (…) Questa legge ha permesso un equilibrio”.
E ancora: “I simboli religiosi? Vieterei quelli troppo evidenti. La laicità non è essere tollerante verso dei segni ostentati. È lì il punto. La religione musulmana è arrivata in forze nel nostro Paese, e l’Islam radicale ha iniziato ad esercitare pressioni attraverso il velo. È stato vietato a scuola nel 2004. oggi si moltiplicano per le strade. c’è una rottura profonda con la nostra idea di laicità, la nostra concezione della donna, che mette in imbarazzo i francesi (…). La laicità è l’idea per cui uno può andare per strada senza sapere di che confessione sia (…). Non è un atto d’opposizione o rigetto alle religioni. È un atto di pace civile al momento in cui tali rivendicazioni creano conflitti”.
Poi la stoccata: “Lasciamo a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare. La conferenza episcopale francese a volte s’impiccia di cose che non la toccano, segnatamente nel dare istruzioni politiche. Io non m’impiccio delle cose che il Papa dice ai fedeli, non penso che le religioni debbano dire ai francesi per chi votare”.
Ci sono due punti interessanti dell’intervista. Le Pen si dice “estremamente credente”, anche se è “arrabbiata con la Chiesa perché penso che s’infila in cose che non la riguardano. Ho trovato che in alcune circostanze personali abbia mancato di compassione. Con questo non voglio dire che non abbia rispetto per alcuni religiosi che incontro”.
Invitare il Papa in Francia se sarà eletta? “Con gran piacere. E gli dirò esattamente quello che ho detto a voi. Che lui si appelli alla carità, all’accoglienza degli altri, dello straniero, non mi colpisce. Ma la carità non può che essere individuale. Che lui pretenda dagli Stati di mettersi contro gli interessi del popolo non ponendo condizioni alle migrazioni attuali per me è qualcosa di politico ed anche un’ingerenza, atteso che il papa sia anche un Capo di Stato”.
CHIESA-FN, VENT’ANNI DI NON AMORE
Storicamente il Front National, il partito dei Le Pen, e la Chiesa francese non hanno mai avuto un buon rapporto. Lo ha del resto ricordato La Croix proprio il 28 marzo, in apertura dell’Assemblea generale dei vescovi transalpini in quel di Lourdes. Già nel 2002 l’allora arcivescovo di Saint Denis, monsignor Olivier de Berranger, aveva detto che: “Il Front è infréquentable”. E durante il discorso d’apertura del 28 marzo il presidente della Conferenza episcopale francese, monsignor Georges Pontier, ha parlato contro la Le Pen, pur senza nominarla. “Quelli che vengono da noi e sono accolti si possono integrare. La nostra convinzione cristiana e di cittadini ci invita alla generosità”, ha detto.
Sin dai primi anni 2000 la Chiesa francese è stata in opposizione al Front. Ma oggi le cose sono cambiate: è cambiato il clima politico ed anzi, secondo un sondaggio Ifop pubblicato nel gennaio di quest’anno, il 25% dei cattolici praticanti e il 29% dei non praticanti sarebbero stati pronti a votare Marine già al primo turno. E il giornale cattolico francese riporta le parole di un vescovo alquanto inquieto: “Non posso più nominare il FN. È impossibile. Il 40% dei fedeli della mia diocesi vota per lui”. E viene da pensare a Papa Francesco, che condannò Donald Trump da candidato e ora se lo ritrova da presidente degli Stati Uniti.