Il consorzio Tap (Trans adriatic pipeline A.G.) cerca finanziamenti sul mercato per ridurre il peso e gli oneri dell’investimento a carico dei soci. Ad oggi la stima delle risorse necessarie per realizzare il gasdotto, che porterà il gas dell’Azerbaijan fino alle coste pugliesi, è di circa 4 miliardi di euro. La cifra non è mai stata ufficializzata ma si può desumere dal bilancio 2016 di Snam, che del Tap è azionista con il 20% e investirà nel progetto quasi 800 milioni di euro. In base agli accordi contrattuali stipulati, i soci sono responsabili del finanziamento fino all’entrata in funzione del gasdotto, prevista nel 2020.
Finora si è scelta una combinazione di shareholder loan e aumenti di capitale, anche perché ovviamente la società non è ancora in grado di produrre utili, visto che l’asset di cui è titolare è in costruzione. L’ultimo bilancio del consorzio Tap si è chiuso infatti con una perdita di 47,6 milioni di franchi svizzeri (circa 40,3 milioni di euro), che i soci hanno deciso di portare a nuovo. Nel corso del 2016 la società è stata ricapitalizzata, con l’emissione di 192 milioni di azioni del valore nominale di un franco svizzero, che ha portato il capitale sociale da 361,4 milioni a 553,5 milioni. L’aumento è stato sottoscritto e versato dai soci, in misura proporzionale alle rispettive quote.
Nel caso di Snam l’apporto è stato di 35 milioni di euro: la partecipazione è costituita da 110,7 milioni di azioni, ed è inscritta in bilancio a un valore di 161 milioni di euro. Gli impegni in imprese collegate assunti da Snam si riferiscono per 776 milioni di euro al Tap, in base alla stima del costo dell’intero progetto approvata dal consorzio e suddivisa pro-quota tra gli azionisti. Ne fanno parte anche Socar (20%,), BP (20%), Fluxys (19%),Enagas (16%) e Axpo (5%).Di questi circa 800 milioni di euro di sua competenza, la società guidata dall’ad Marco Alverà ha versato già 300 milioni di euro, inclusi i 100 milioni di euro dovuti al closing dell’acquisto della partecipazione, avvenuto il 17 dicembre 2015.
“Va tuttavia precisato”, si legge nei documenti di Snam , “che in caso di finalizzazione di accordi di finanziamento verso il mercato del costo del progetto, saranno definite eventuali garanzie sui finanziamenti, con conseguente riduzione dell’ammontare dell’impegno complessivo, oltreché le modalità del rimborso dei finanziamenti erogati dai soci”. Il gasdotto consentirà di trasportare il gas dei giacimenti di Shah Deniz, nel mar Caspio, ai mercati europei partendo dal confine tra Turchia e Grecia fino all’Italia, attraversando Grecia e Albania.
La cronaca, intanto, continua a registrare scontri e proteste nei cantieri dell’approdo pugliese, dove sono appena ripresi i lavori. Due giorni fa il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi di Regione e Comune di Melendugno (Lecce), mettendo la parola fine al contenzioso amministrativo sull’autorizzazione unica rilasciata al progetto il 20 maggio 2015. Così la Prefettura di Lecce ha autorizzato la ripresa delle attività, che si erano fermate proprio in attesa dei chiarimenti sull’iter autorizzativo.
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)