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Vi racconto la desertificazione industriale in Francia

(Seconda parte di un testo più articolato. La prima parte si può leggere qui).

L’angoscia profonda per la progressiva desertificazione industriale ha fondate ragioni: nel settore dell’auto, il rosso del 2016 è stato di 6,1 miliardi di euro nei confronti della sola Germania, e di 9,7 miliardi nel complesso. La paranoia, qui, prende il sopravvento.

Il saldo commerciale per i beni è stato nel 2016 ancor peggiore rispetto al 2015: -65,2 miliardi di euro rispetto a -63,1 miliardi. Il miglioramento registrato verso la Germania, con il saldo negativo ridotto da 15,4 a 14,2 miliardi di euro, è frutto di una sola posta: il comparto aeronautico è passato da +716 milioni di euro a +1.645 milioni. Su 263 voci doganali, solo in 14 la Francia è in attivo con la Germania e appena in 3 con il resto del mondo. La bilancia dei pagamenti correnti, che era migliorata dai -30,2 miliardi di dollari del 2015 ai -4,8 miliardi del 2015, è tornata a peggiorare, segnando -11,5 miliardi nel 2016.

I dati del bilancio pubblico sono anch’essi sconfortanti. La procedura di infrazione per deficit eccessivo è partita nel 2009: siamo all’ottavo anno, ed ancora nel 2015 era “verosimile“ un disavanzo del 3,8% del pil, mentre veniva confermato il -3,3% del 2016. Nell’anno in corso ci si attesterebbe appena al 3%, come nel 2018. Mai un anno, poi, di avanzo primario: il deficit va per la metà a coprire l’onere degli interessi e per il resto a sostenere l’economia. Così si spiega la crescita economia superiore a quella italiana, ed il saldo commerciale estero negativo. La ricetta dell’austerità aleggia, ma nessuno vi ha mai posto mano.

Intanto, il debito pubblico ha fatto passi da gigante, inarrestabile. Nel 1992, quando la lira fu presa di mira dalla speculazione, il debito pubblico dell’Italia era arrivato al 102% del pil prima di scarrocciare nel 1996 al117%. La Francia, beata lei, stava accomodata al 40%, meglio della Germania. Ma già nel 1996 il debito pubblico francese era arrivato al 60%: impennato di 19 punti, come quello dell’Italia. Anche la Germania, complici le spese per la Riunificazione, fece lo stesso. L’Italia cominciò allora la lunga stagione dell’austerità, che condusse a ridurre il rapporto debito/pil al 99,7% nel 2007. La Francia nel frattempo aveva galleggiato, arrivando al 64,4%, così come la Germania, rimasta ad un dipresso con il 63,5%.

(2. continua)

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