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Chi elogia ancora la deriva antidemocratica di Maduro in Venezuela?

Democrazia e libertà, che un tempo pensavamo avrebbero conquistato ogni angolo del terra, segnano il passo ed assistono al riemergere di nuovi forme autoritarie ed a regimi che opprimono i popoli e ne limitano le libertà.

Dettati ed organi costituzionali totalmente ignorati e svuotati, tornate elettorali utili a dare una parvenza di legittimità a democrazie illiberali e sistemi giudiziari iniqui e politicizzati (ma su questo non siamo noi italiani a poter dare lezioni!), sono la cifra comune di derive assai diffuse a cui spesso assistiamo silenti e, nel migliore dei casi, con sconcertante indifferenza.

Basti osservare le vicende di questi giorni e di queste ore che interessano il Venezuela per averne un chiaro esempio. L’esautoramento formale del Parlamento è solo la più recente testimonianza della deriva antidemocratica del Presidente Maduro ed il dietrofront successivo non muta di una virgola il quadro complessivo.

Eppure, nonostante tutto ciò, alcuni pseudointellettuali affascinati dalla romanza del “pueblo” ed in preda alla nostalgia delle “rivoluzioni sinistre”, hanno dato nel corso di questi anni quadri di lettura sconcertanti contribuendo alla diffusione edulcorata e mistificatoria della realtà dei fatti, che ha in parte impedito di valutare la parabola venezuelana per quello che realmente era.

Sebbene Maduro, che non gode del consenso del suo predecessore Chavez, abbia rivisto in corso d’opera il suo piano, anche a causa di una crisi economica senza precedenti, ciò che accadrà nelle prossime settimane è un dilemma inquietante e di difficile soluzione.

Ripristinare un ordine democratico non sarà un compito né breve né agevole, specie se la comunità internazionale non si sveglierà dal suo torpore e se noi tutti non ricordiamo che la democrazia, le libertà civili, non sono conquiste perenni ed immutabili, ma sono soggette al variare del tempo e degli uomini e per questo vanno difese anche oltre i nostri stessi confini.

Vanno difese culturalmente, combattendo le facili retoriche del nostro tempo – dalla democrazia diretta al popolo al comando senza costosi rappresentanti – che schiudono le porte a plebiscitarismi di maniera.

La democrazia non è mai stata una conquista a buon mercato. Dietro questa conquista c’è l’impegno, il sacrificio e le passioni di generazioni e, soprattutto, di alcuni uomini e donne che, nell’amore per la propria patria, per la propria terra, hanno scelto la battaglia per la giustizia e la libertà quale strumento per la conquista di un domani migliore.

Dovremmo ricordarlo per vincere l’indifferenza verso ciò che consideriamo lontano da noi e spesso, solo per questo, privo di effetti e complicazioni per i nostri sistemi. Ma siamo certo che è davvero così?

Non c’è pace tra i popoli, le nazioni e la democrazia non è una conquista acquisita e pertanto irreversibile, ma è una pratica incessante che va rinnovata, difesa ed aiutata.


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