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Come sarà il futuro esercito europeo?

Son excellence, le très Honorable M. Jean-Claude Juncker, Président de la Commission et Maréchal Suprême de la Grande Armée Européenne. Come suona? È d’uso nelle democrazie vere subordinare il potere militare a quello civile. La stessa elezione di Juncker alla Presidenza della Commissione Europea doveva servire – in maniera un po’ obliqua a dire il vero – a dimostrare la natura democratica dell’Unione. Dunque, l’ipotetico esercito comune europeo di cui tanto si parla dovrebbe essere sotto il suo comando? Prometterà di andare sobrio alle conferenze stampa da ora in poi? Se non lui, chi deve comandare? I tedeschi si sono già proposti – in base alla notevole esperienza bellica – di assumersi l’incombenza se, modestamente, fosse proprio necessario… Certo, non gli è andata bene nel corso delle due Guerre Mondiali del secolo scorso, ma si dice che la terza volta è quella buona.

C’è il problema che le forze armate della Germania sono a pezzi, che le truppe tedesche distaccate in Afghanistan si sono rivelate poco efficienti, che – secondo una Commissione parlamentare tedesca – per la mancanza di manutenzione e di ricambi molto meno della metà degli aerei da combattimento del Paese sono in grado di alzarsi in volo, che a tutti gli effetti è la Polonia a proteggere la Germania dalla Russia; e che, come commenta riservatamente un alto funzionario dello Stato Maggiore francese, nell’improbabile necessità di ri-combattere oggi la Seconda Guerra Mondiale, “calcoliamo di potere raggiungere Berlino in tre giorni: ma solo perché hanno messo dei limiti di velocità sull’autobahn…” E la Francia allora? Negli ultimi match con i tedeschi – la Guerra Franco-Prussiana e i due conflitti mondiali – hanno perso con, diciamo, éclat. Gli inglesi? Ah già, si son tirati fuori. Forse i simpatici maltesi: chi potrebbe mai obiettare?

Intanto, il ministro della Difesa tedesco, Ursula von der Leyen (Cdu), ha confermato, il 7 marzo, che l’Unione Europea procederà ad istituire un comando centralizzato per le operazioni militari che dovrebbe essere già operativo entro pochi mesi. È stato deciso di evitare per il momento di chiamarlo “quartier generale” per le resistenze di alcuni paesi membri. Così si parte, con l’Europa “pronta ad assumere più responsabilità” e a “promuovere la stabilità del suo vicinato”, in attesa di vedere come e con chi farlo. Che tipo d’esercito sarà? Di quelli che uccidono le persone, sparano con i cannoni e girano sui carri armati? C’è un altro tipo di esercito? E le bombe chi le mette, la Francia forse regalerà le sue atomiche? È difficile immaginare che gli americani, dopo Donald Trump, vorranno prestare “armi di distruzione di massa” anche a Jean-Claude Juncker. Qualche anno fa l’attuale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sandro Gozi – una persona abile e molto convinta – ha visto nel modello europeo un successo da allargare al mondo intero: “Una democrazia da estendere prima a livello europeo e poi globale”. La settimana scorsa è tornato sul tema, spiegando che: “Se l’Ue fosse stata più coraggiosa in passato sulle politiche di allargamento, oggi sarebbe ‘più influente’ e non sarebbe alle prese con una instabilità crescente ai suoi confini”. Gozi è un entusiasta e probabilmente possiamo escludere un reale tentativo di conquistare il mondo. Però, se si creasse davvero un’esercito europeo, a cosa dovrebbe servire esattamente? Deve andare in guerra?



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