Il vento di pace dei primi anni del XXI secolo è stata forse un’illusione, un sogno vivido che oggi non vede più fondamenta; sembra che il ritorno al passato sia l’unica soluzione al nuovo sconvolgimento mondiale, un riposizionamento strategico che basa le sue origini non più sull’appartenenza a idee consolidate ma sugli obiettivi, mancati, che vanno ridefiniti in vista di nuovi possibili scenari e percorsi di interessi geopolitici e di flussi di capitali.
Turchia, Siria, Corea: tante sceneggiature già vissute nel corso della storia che oggi rinnovano scenari e pericoli: diversi attori ma le medesime trame di un tempo. Un remake quasi apocalittico, tipica delle pellicole d’avanguardia che reinterpretano umori e sentimenti da guerra fredda ma in salsa House of Cards.
La situazione internazionale si fa sempre più complessa e le soluzioni difficili da trovare: un risiko dove giocatori e battaglie si moltiplicano ad ogni turno, dove le formazioni e le alleanze non hanno vincolo e dove la propaganda, fake news e post verità la fanno da padrone nell’immaginario collettivo della popolazione mondiale.
Tanti giganti, o presunti tali, che fanno fatica a stare nella “mappa” del gioco: fanno di tutto non per stemperare ma per diventare sempre più leoni rapaci, in uno spettacolo dove “il gregge della quotidianità” non comprende i giochi di potere che si stanno delineando.
Ecco quindi continue fusioni e strappi mediatici che aprono ripetuti cambi di marcia da parte della diplomazia internazionale: da un avvicinamento tra Russia e Stati Uniti, ad una assurda competizione su più fronti per ristabilire la leadership nelle varie zone planetarie. Un gioco a scacchi pericoloso che sta costando vite umane, risorse e che sta riaprendo vecchie ferite sociali mai rimarginate.
Una battaglia dove presidenti, zar, sultani, sono pronti a giocare con le proprie carte, ma che attendono l’ultimo attore, l’Unione Europea, dove troppi leader poco capaci, giocano con il tempo che non hanno. Se da un lato, nel bene e nel male, esistono figure aggregatrici di pensiero e contenuto per una svolta politica, il Vecchio Continente si trova disarmato, senza leader né idee per essere protagonista tra i potenti del mondo.
Le figure attualmente al potere non riescono a far sintesi di consenso capaci di portarli al tavolo dei grandi. Le battaglie elettorali che si giocano negli stati nazionali frantumano l’opinione pubblica, senza far fiorire un leader sovranazionale in grado di condurre il vascello della politica continentale.
Le problematiche connesse alle questioni economiche, migratorie, del lavoro che non c’è più premiano personaggi politici legati ad un elettorato di massa condizionato dalle contingenze e non dalle strategie: si rischia di mettere a dura prova un sistema politico inefficiente che non riesce a trovare la quadra per avere una linea di governo capace di sopravvivere alle prossime sfide che il mondo sta per svelare. Macron, Merkel, May sono alcuni dei nomi che oggi riempiono le nostre testate ma che non riescono ancora a fare una sintesi sinergica su cosa realmente “fare” in termini di geometrie relazionali in campo estero.
Il punto focale rimane quindi il “chi”. In Italia la figura di Gentiloni ha colmato un vuoto politico ed istituzionale ma la mancanza di una figura post berlusconiana da un lato e post renziana dall’altro, crea sconnessioni tra le comparse, fake o populiste che siano. La vera sfida quindi rimane il rinnovamento o meglio un’evoluzione del sistema politico e partitico che da contenitore diventi aggregatore di sintesi di menti umane che possano dare non solo contributi, ma essere artefici di nuovi modelli e paradigmi di politica attiva e proattiva.
Una doppia partita che colpisce campi diversi ma legati fra loro. Una successione di avvenimenti che attendono cause ed effetti immediati. La corsa per la leadership europea, dopo il referendum turco, rappresenta oggi l’ultimo tassello per l’inizio del nuovo corso geopolitico e strategico per il riposizionamento di capitali e uomini per le prossime mosse di gioco.
La scenografia è pronta, il pubblico è in sala, appena “scenderà” l’ultimo attore, lo spettacolo potrà continuare per il suo secondo atto.