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Inter e Milan, tutti gli affari extra calcistici in Italia dei nuovi padroni cinesi

Yonghong Li cina milan

Va bene il calcio. Va bene essere diventati i padroni delle prime due squadre milanesi. Ma quali sono le vere intenzioni di business dei nuovi proprietari cinesi di Inter e Milan? Le rivelazioni arrivano direttamente dalla Cina e fotografano che oltre al calcio c’è di più.

Il gruppo Suning vuole potenziare la grande distribuzione nel Celeste Impero dei prodotti a marchio italiano. Non è passata inosservata la visita di una delegazione cinese la scorsa settimana al Vinitaly e al Cibus di Parma, oltre ad una tappa a Cagliari dove Matteo Renzi ricevette lo scorso novembre il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping. La Sardegna non è stata scelta a caso: basta ricordare che il gruppo Alimenta esporta in Cina il 95% della sua produzione di latte ovino in polvere per neonati e grazie a un accordo con la cinese Blu River Dairy sono stati programmati investimenti per 40 milioni nei prossimi 10 anni.

Ma non è solo il latte made in Italy ad interessare ai cinesi. Tra i prodotti italiani che Suning lancerà certamente sul mercato cinese c’è, ad esempio, il marchio umbro Farchioni, attivo nella vendita di olio d’oliva. Il vice presidente della holding di Nanchino, Sun Weimin, ha anche svelato il retroscena politico: “Da quando Zhang Jindong incontrò il primo ministro italiano Renzi nel G20, sono state stabilite cooperazioni con le prime 5 imprese italiane attive nei settori food: cibo, bevande, vino, birra e olio”. Non è un mistero ad esempio che il gruppo cinese grazie alla partnership con le distillerie Gujing, azienda leader nella produzione di liquori in Cina, è pronta a lanciare edizioni speciali di vini proprio con il marchio dell’Inter.

Le avvisaglie di un rapporto più intenso soprattutto nel settore food&beverage c’erano già state, basta ricordare l’accordo siglato da Suning a fine marzo con la Camera di Commercio Italiana in Cina con l’obiettivo di promuovere gli scambi economici tra i due paesi e offrire nuove opportunità di business per le imprese. Un accordo che fa diventare privilegiato il rapporto tra i nuovi proprietari dell’Inter e i 575 membri dell’Italian Chamber of Commerce. Le ambizioni di mister Zhang in questa fase sono essenzialmente due: espandere in Italia ed Europa il proprio business principale, quello legato al commercio di elettrodomestici, elettronica, informatica e telefonia e quello di ampliare le proprie attività nei settori del benessere e del lifestyle, dopo aver diversificato i propri investimenti nel comparto immobiliare. Per farlo deve imporre il brand Suning, popolare in Cina, anche nel nostro territorio. Piccoli esempi di questo passaggio si hanno ad esempio prendendo proprio il centro sportivo dell’Inter. L’impianto storico di Appiano Gentile, voluto da Angelo Moratti ed Helenio Herrera, presidente ed allenatore della Grande Inter degli anni Sessanta, adesso assumerà la denominazione di “Suning Training Center”, mentre quello di Interello dedicato al settore giovanile prenderà il nome di “Centro di Formazione Suning”. Via i Moratti e una tradizione del secolo scorso, oggi appare solo Suning come il nuovo must della generazione del futuro.

Ma anche l’altra metà di Milano appena passata nelle mani di mister Yonghong Li (nella foto) non sta di certo a guardare al punto che appare oramai imminente la creazione di un marchio “AC Milan China” gestito da un management tutto cinese, con amministratore delegato e dirigenti del posto pronti a sviluppare partnership commerciali e diffusione del marchio. Tutto questo in attesa della quotazione in Borsa che resta uno dei punti cardine del piano industriale anche per racimolare nuove risorse. La priorità di mister Li e del nuovo amministratore delegato Marco Fassone adesso è proprio questa: entro la fine dell’estate lanciare il Milan China che non è solo merchandising piuttosto creare una sorta di “pianeta Milan” sfruttando in questo caso proprio il brand dei rossoneri molto conosciuti in tutta l’Asia. Nel medio periodo invece si pensa alla creazione di nuovo stadio, abbandonare San Siro, per fare quello che ha fatto ad esempio la Juventus con il suo impianto sportivo. È un tema caro a Fassone che quando fu dirigente della squadra piemontese nel 2003 si inventò il progetto dello Juventus Stadium, diventato oggi anche il simbolo della rinascita della squadra torinese. Replicare con il Milan è quasi d’obbligo anche per “sviluppare il fatturato”.

“Questo è stato uno dei primi temi di cui si è parlato fin da agosto con Li Yonghong e David Han Li: ci teniamo tutti – ha sottolineato Fassone – a fare sì che il Milan possa giocare in uno stadio adatto a questi anni. San Siro è straordinario. So che anche l’altro club di Milano sta facendo delle riflessioni, la decisione dovrà essere presa con loro, sindaco, presidente di Regione. L’esperienza dice che tutti i club di primo livello che hanno cambiato stadio, hanno raddoppiato da un anno all’altro il fatturato da stadio. Lo ha fatto anche la Juventus“.

Tutto questo mentre il sito di informazione finanziaria Caixin continua a interrogarsi sul ruolo di mister Li un “businessman di basso profilo” che è dopo il derby è subito ripartito per la Cina e dovrà vedersela con la giustizia americana. Il neo presidente del Milan deve fare i conti con una causa promossa e poi lasciata cadere dalla GSP di Sal Galatioto, di fronte alle autorità di New York, per il mancato pagamento della parcella all’advisor statunitense che ha seguito la cordata cinese fino alla scissione dell’agosto 2016. Poca roba si dirà, ma è un’ombra in più sui misteri e gli affari che aleggiano intorno a mister Li.



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