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Il volto orwelliano del M5s di Davide Casaleggio alle Officine H di Ivrea

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Il grillismo è diverso da come uno se lo immagina. Se da un lato all’immagine del popolo del M5S resta appiccicata quell’etichetta un po’ stereotipata del grillino tutto casta e vaffanculo, in realtà il primo partito d’Italia (30,6%, fonte Tg La 7) ha anche un altro volto. Compassato, intellettuale, perfino parecchio snob. È questo volto che il grillismo ha mostrato sabato 8 aprile, alle Officine H di Ivrea, nella giornata inaugurale dell’associazione Gianroberto Casaleggio. Un raduno di pensatori, di scienziati e di visionari più che di politici. D’altronde, non è mera interpretazione. Lo ha detto messo per iscritto ieri Beppe Grillo sul suo blog: “Non è più tempo di manifestazioni in piazza a carattere provocatorio”, ha scritto ieri il comico e fondatore del Movimento 5 stelle.

POLITICI GIU’ DAL PALCO

I politici non hanno neppure avuto diritto di tribuna a Ivrea. Confinati in platea, in bella vista, sì, ma pur sempre spettatori e non protagonisti. Così come Beppe Grillo, seduto in prima fila, la cui prima preoccupazione è sembrata evitare taccuini e telecamere. “Sentite il figlio di Casaleggio (Davide, ndr). Ha scalato l’Himalaya”. È stato l’unico commento che i cronisti sono riusciti a strappargli.

Dal punto di vista politico, molto hanno detto i posizionamenti, in senso spaziale. Il candidato premier in pectore Luigi Di Maio al centro, proprio in seconda fila dietro a Grillo. I vari big, da Roberto Fico a Paola Taverna passando per Virginia Raggi e Carlo Sibilia, sparsi qui e là fra il pubblico. Alessandro Di Battista in giro come una trottola a salutare questo e quello, a fare quello che gli viene meglio: parlare con la gente. Anche se di gente, in senso di popolo, ce n’era poca.

Eppure fra la gente ha tentato di confondersi Davide Casaleggio, e c’è pure riuscito. Seduto per buona parte della giornata all’estremità della platea, sembrava solo. Coi giornalisti non parlava. Il volto schivo del M5S, eppure anche un pilastro, tramite la società fondata dal padre, del progetto politico grillino.

IL LASCITO DI CASALEGGIO PADRE

Durante tutta la giornata, di Casaleggio padre in realtà si è parlato pochissimo, come non ha mancato di far notare il giornalista Massimo Fini. Però era decisamente “casaleggiano” il video introduttivo, visionario e inquietante. In un’atmosfera da setta orwelliana, le oscure massime del guru scomparso intervallavano clip vintage di mani che picchiano su vecchie macchine da scrivere. E sullo sfondo un tappeto musicale in stile Tubolar Bells. Vagamente inquietante, per alcuni

Nel pubblico molte giacche e cravatte, pochissime felpe col cappuccio. Del resto a Ivrea non c’era il popolo a 5 Stelle: c’era invece tutta l’intellighenzia grillina, o quella che potrà essere la nuova base borghese dei Pentastellati di governo. L’evento era a numero chiuso. Aperto a tutti, sì, ma fino a esaurimento posti. Che non erano molti, circa un migliaio. Come dire: nella setta possono entrare tutti, ma entra solo chi ci crede, chi si informa, chi se lo merita. Chi è sveglio mentre gli altri dormono, per dirla come lo psicologo Roberto Giacomelli dell’associazione Casaleggio, che ha aperto la giornata con una citazione da un poema indiano: “Coloro che saranno svegli nel buio della notte saranno i primi a essere desti alla luce dell’alba”.

FILOSOFIA E GASTRONOMIA

Ben studiata la scenografia, essenziale ma d’impatto. Ha colpito la trovata di piazzare in sala pile di fogli con su scritte le frasi di Casaleggio. Ciascuno poteva portarseli a casa.

Perfino il catering significava qualcosa. Uno dei piatti forti era il panigaccio, una specie di spartana mini-piadina, ben imbottito di gorgonzola e affettati di pregio, dal salame di Cinta senese al crudo di Parma, cotto sul momento sul fuoco vivo fra cocci di terracotta. Due euro e cinquanta l’uno. E poi il chiosco di granita artigianale dei produttori locali. Non proprio junk food, non proprio hot dog.

Il tutto lì per far filtrare un messaggio subliminale, filosofico prima ancora che politico. Un messaggio che coniuga, non si capisce bene come, l’ossessione per l’innovazione e la necessità di ritornare al passato, agli uomini e ai valori. Sulla scia della tradizione olivettiana, da cui Casaleggio padre proveniva e non a caso la location scelta, le Officine H di Ivrea, rimandava a quell’esperienza sociale prima ancora che è industriale.

Insomma, è anche così che Casaleggio jr. punta ad affascinare gli intellettuali, dopo che suo padre, maestro di comunicazione, aveva convinto, con tutt’altri metodi, grandi masse di elettori: “Il futuro è già presente. Basta saperlo vedere”, ha concluso.


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