Nella mitologia greca, il titano Crono evira il padre Urano e divora i propri figli. Gli avevano detto che uno di questi l’avrebbe spodestato. Ma la moglie Rea gli nasconde l’ultimo nato e, al suo posto, gli offre una pietra, che Crono ingoia senza accorgersene. Il bimbo è Zeus, cresce e sconfigge l’atroce padre.
Di questi tempi, l’Italia si ritrova con un Matteo Renzi che, da capo del governo, aveva attribuito sempre più elevate responsabilità a Carlo Calenda e poi, da candidato alla segreteria del Pd, trasforma quest’uomo in un traditore della causa attraverso la diffusione di indiscrezioni sulla stampa e il costante contrasto delle iniziative del ministero dello Sviluppo economico, di cui Calenda è titolare.
Calenda sembrava una creatura di Renzi, ma ora il leader del Pd teme che il figlioccio possa prendere il suo posto, e dunque se lo vorrebbe mangiare subito. Ecco allora i ministri di più stretta osservanza renziana impegnati a evitare che Calenda possa intestarsi un provvedimento importante. Eccoli mettere i bastoni tra le ruote del ddl Concorrenza resistendo fino all’ultimo all’apposizione della fiducia e ora bloccando l’emendamento anti scorrerie che il MISE ha ripreso dalla normativa francese.
L’argomento usato contro l’anti scorrerie suona falso. Non è vero che si tratta di un favore a Berlusconi: la norma è formulata in modo tale da non avere effetti retroattivi sulla scalata di Bollorè a Mediaset. È vero invece che l’anti scorrerie aiuta a mettere al riparo i grandi gruppi quotati in Borsa da cambi del controllo sotto la soglia dell’Opa obbligatoria, fatti attraverso acquisizioni opache di titoli. Colpisce che Renzi non si preoccupi del fatto che l’Italia sia ormai diventata terreno di caccia di multinazionali e non cerchi di avere un progetto per coniugare al meglio i capitali di origine domestica e di origine internazionale.
Ma all’ex premier sta a cuore soltanto il suo potere personale. Sospetta che Calenda possa brillare di luce propria e allora cerca di azzopparlo: prima, fa scrivere di inesistenti accordi con Berlusconi a cronisti poco interessati a verificare dritte che credono scoop; poi, declassano una norma di buon senso a mero favore ad personam elargito, come se non bastasse, a un avversario politico. Una seconda bugia, infamante, per sostenere la prima, costruita a tavolino. Disinformazione in puro stile stalinista per soddisfare il complesso di Crono.