Per i mercati finanziari sembrano avvicinarsi settimane tranquille. Molti operatori hanno tirato un sospiro di sollievo all’annuncio che il duello, al secondo turno delle presidenziali francesi, sarà tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Il primo viene considerato come favorito alla grande, dato che già François Fillon e François Hollande hanno invitato i propri elettori a votare per lui. Macron rassicura i mercati per varie ragioni; allievo prediletto di Jacques Attali, con una prestigiosa (e ricca) carriera alla Rothschild, essenzialmente liberista, e anche europeista (anche se più vicino alla Europe des Patries di De Gaulle che al federalismo spinelliano).
Altro aspetto tranquillizzante è dato dalle prospettive per l’economia mondiale tracciate nel semestrale World economic outlook (Weo) del Fondo monetario internazionale. Il documento dipinge una lenta ma graduale espansione dell’economia mondiale. Anche se dal 2010 il Weo in settembre ha sempre rivisto al ribasso le previsioni presentate in aprile, quest’anno il quadro dovrebbe essere migliore. Tuttavia, il managing director del Fondo, Christine Lagarde, avvisa che un eventuale peggioramento deve essere considerato come causato dai governi dei Paesi ad alto reddito medio e dalle loro cattive politiche pubbliche, quali il ritorno del protezionismo e la scarsa attenzione al debito e ai guai dei sistemi bancari.
Il mercato finanziario più importante, quello americano, è stato abbastanza sereno nelle ultime settimane, nonostante le scaramucce tra la Federal Reserve, da un lato, e la Casa Bianca, dall’altro, e il primo turno delle presidenziali francesi ha calmato l’eccitazione di alcuni ambienti di Wall Street nei confronti degli effetti sull’eurozona di un’ondata di populismo/sovranismo.
Tuttavia, non tutto è roseo. Questa settimana si tengono le assemblee di Alphabet, Amazon and Microsoft, tre delle maggiori imprese Usa: l’attesa è grande. In passato hanno pilotato il rialzo di Wall Street; quindi i money manager guarderanno con preoccupazione, ogni più piccolo segno di flessione o anche solamente d’incertezza. Inoltre venerdì prossimo verranno pubblicati i dati macroeconomici relativi al primo trimestre Usa. Ove non fossero più che positivi metterebbero in fibrillazione sia Wall Street sia la Casa Bianca.
E l’Italia? I mercati sono piatti da tempo sia nell’azionario sia nell’obbligazionario. Una scossa (non positiva) potrebbe venire dai dati trimestrali. All’Istat gli spifferi suggeriscono una crescita molto pallida; si dovrebbe poter galoppare negli altri trimestri per sfiorare quell’aumento medio del Pil dell’1,1% base del Def e dei nostri conti pubblici, Piazza Affari potrebbe risentirne.