L’avversione al rischio è aumentata la settimana scorsa. Il franco svizzero e lo yen si sono apprezzati negli ultimi giorni e il rendimento decennale Usa è circa pari al 2,2%. Come detto all’inizio dell’anno, i rendimenti globali in genere tendono a registrare un calo per alcuni trimestri dopo dei rialzi significativi (+120bp per il decennale USA lo scorso anno). Inoltre, i leading indicators sono circa pari ad un massimo, l’inflazione e l’inflazione attesa sono in calo e le condizioni finanziarie globali non hanno registrato ulteriori miglioramenti. Infine, ci sono sempre più dubbi sulla capacità di Trump di implementare le misure maggiormente reflazioniste annunciate e, nel contempo, le tensioni geopolitiche stanno aumentando. Conseguentemente, il rendimento decennale USA potrebbe registrare un ulteriore calo per convergere verso il 2%, anche se tale movimento potrebbe non seguire una traiettoria lineare.
L’aumento dell’avversione al rischio è stata visibile anche nel mercato azionario questa settimana. La volatilità è in aumento sia negli Stati Uniti che in Europa, con un ritmo di crescita maggiore nel Vecchio Continente (cf grafico in basso). Lo scorso weekend ho iniziato la mia email con una breve frase sul rischio Mélanchon. E osservando l’ampliarsi dello spread tra Francia-Germania di questa settimana, è possibile affermare che il rischio che Mélanchon vinca al secondo turno contro Marine Le Pen rappresenta attualmente un timore reale per gli investitori.
Le dinamiche elettorali sono cruciali nelle ultime settimane prima del voto. E’ stato così per l’elezione di Trump e per la Brexit. E una dinamica simile si è anche verificata quest’anno in occasione delle primarie francesi per Hamon e Fillon. In questo contesto, il momentum di Mélanchon è impressionante. Secondo il sondaggio BVA, il candidato è attualmente al 20%, cioè solo 3 punti percentuali sotto Macron. Inutile dire che tutto è possibile.
Molti francesi considerano Mélanchon come un politico carismatico e vicino alle persone. La sua forza principale è che il primo turno è considerato alla stregua del secondo turno: il candidato che si qualificherà per il secondo turno contro Marine Le Pen dovrebbe essere il nuovo presidente francese. Alla luce del crollo di Hamon, Mélanchon è diventato un’alternativa strategica per gli elettori di sinistra a cui non piace l’agenda economica riformista né di Macron né di Fillon.
La principale debolezza di Mélanchon è il suo programma basato su un’enorme spesa fiscale, aumento del gettito fiscale, monetizzazione – e quindi inflazione – e una probabile Frexit. Per tal motivo, resta da vedere se questo momentum continuerà nei prossimi giorni, una dinamica a cui i mercati probabilmente presteranno particolare attenzione.
Secondo noi, l’incertezza dovrebbe continuare a prevalere dato che il gap tra i principali candidati è molto piccolo. Infatti, la soglia per accedere al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi dovrebbe essere intorno al 21-22%. La Le Pen si è indebolita ma sta beneficiando della sua base politica molto robusta: più dell’80% di chi si dichiara a sua favore é sicuro della propria scelta. Macron sta perdendo forza dato che il suo programma non è compreso da molti elettori francesi e il supporto di Hollande non gli sta portando alcun giovamento. Contrariamente, Mélanchon sta crescendo nei sondaggi. Anche se in misura minore, Fillon sta guadagnando terreno a seguito delle dimostrazioni di supporto da parte di Sarkozy e Juppé e anche a causa delle crescenti preoccupazioni riguardo la sicurezza nelle passate settimane.
Infine, è ancora improbabile che Mélanchon acceda al secondo turno, ma non impossibile. Come dice il detto “impossibile non è una parola francese”, nella speranza che questa massima non si avveri questa volta.
Grafico: Lo spread della volatilità implicita (VSTOXX meno VIX) sta aumentando maggiormente in Europa piuttosto che negli USA