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Primarie PD. Il confronto su sky tra Renzi, Emiliano e Orlando

Finalmente un confronto tra i candidati c’è stato. Un format non particolarmente coinvolgente. Anche per questioni “ortopediche” erano tutti seduti, con Emiliano infortunato. Poca interazione tra i candidati, poche possibilità di replicare, poca veemenza. E nell’arena politica italiana questo è un elemento che di solito dovrebbe esserci, perché è nel nostro stile.

Non mi dilungherò. Posso dire che Matteo Renzi si è dimostrato impacciato, statico, ripetitivo negli slogan, populista a tratti, specie con la questione del terremoto e della protesta contro l’UE, quando tolse le bandiere, francamente imbarazzante. Che dire poi sulla questione armi e autodifesa? Rincorrere le destre anche su questo è davvero pericoloso.  Ostentava sicurezza, ma a mio avviso ha dimostrato tutta la sua debolezza, una perdita considerevole di capacità comunicativa. Inoltre, cosa assai peggiore, è emerso come l’opposto di quel che professa: nessuna rottamazione, nessuna novità, si è presentato come l’uomo dell’apparato, della struttura, del vecchio. Il fallimento più grande del suo progetto sta qua: dalla rottamazione al riciclo di tutto, pur di restare in sella e poi, sbugiardato sulla questione fiscal-compact. Di peggio non poteva fare, anzi, lo ha fatto: non è riuscito a dire a chiare lettere no a una alleanza con Berlusconi. Mi sembra evidente: la tiene in considerazione.

Michele Emiliano è ironico, molto comunicativo, forte nella sua azione. Ha mirato a uno scontro frontale con Renzi, dimostrando interesse per una cooperazione con Orlando. Ha strizzato l’occhio a una parte di elettorato ben precisa, forse anche oltre lo steccato del PD. Ha scelto di essere fino in fondo l’opposizione dura e pura a Renzi e a tutto ciò che è stato, malgrado fosse un renziano della prima ora.

Andrea Orlando per me vince questo confronto: in queste settimane è andato solo migliorando nel suo modo di porsi, comunicare. Certo, non ha la schiettezza e la veemenza degli altri due, questo non può essere negato, ma ha le competenze, le energie, la convinzione, che servono a questo partito. Ha dato risposte precise alle domande poste. Ha espresso posizioni chiare e nette su temi anche delicati come l’aborto e il testamento biologico, mentre gli altri due tentennavano, interessati, evidentemente, a non perdere un voto di troppo nelle frange dei cattolici. Dopotutto, una fetta consistente di questo elettorato appoggia Renzi, che infatti sui temi etici e sul matrimonio omosessuale, a differenza di Orlando, non si è minimamente pronunciato.

Nell’appello conclusivo, poi, che dire, Orlando è stato magistrale. Un appello a chi si è sentito escluso, ignorato, isolato, inascoltato, affinché tornino a partecipare per creare un partito nuovo, rinnovato, realmente plurale. Ma la frase fondamentale è stata quella finale: “non fate vincere un uomo, ma un progetto politico”.

Ecco, vi chiedevate se c’era una differenza? Eccola qua: tra le tante, questa, non un uomo, ma un progetto politico.



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