Mercoledì 5 aprile Milano, durante lo svolgimento della settimana del Salone del mobile e del design, sarà interessata da uno sciopero doppio, di Alitalia per l’intera giornata e del trasporto pubblico urbano di metropolitana e di superficie per la sola mattinata. È un abbinamento di due vicende che hanno poco in comune ma che suscitano nella città di Expo 2015, che vuole sostituire la City dopo la Brexit, il timore di fare una cattiva figura con i visitatori.
Alitalia è di fronte all’ennesima crisi che ne mette in discussione la stessa sopravvivenza, ma le responsabilità non possono essere ricercate certo a Milano. Per l’Azienda dei trasporti municipali c’è la preoccupazione che, nel caso di gara pubblica del trasporto milanese, si separino le attività di servizio vero e proprio da quelle collaterali e accessorie come parcheggi, bike e car-sharing.
Il sindacato, già in allarme per il ventilato progetto di integrazione con le Ferrovie dello Stato teme in questo caso l’avvio di un processo diffuso di esternalizzazione. Il presidente del Salone del mobile e imprenditore di successo del settore, Claudio Luzi, che teme di non riuscire a portare le persone agli stand in Fiera ha rivolto ai sindacati un appello “con il cuore in mano”. Secondo Luzi i riflessi negativi dello sciopero sarebbero gravi, la paralisi della città farebbe una pessima impressione ai giornalisti e agli opinion leaders internazionali, pronti a trasmettere le immagini del disservizio che sarebbero strumentalizzate dagli agguerriti competitor.
Sarebbe un duro colpo alle ambizioni della città. Il sindaco Beppe Sala, diretto interlocutore delle organizzazioni sindacali che chiedono di garantire il mantenimento in Atm di tutte le attuali attività aziendali, ha cercato di uscirne dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Ha avviato un confronto, ha promesso anche di prendere in seria considerazione l’idea di affidare il servizio di trasporto urbano della città non più attraverso gara ma “in house” direttamente all’Atm e ha rivolto un appello ai sindacati richiamandoli a un patto di responsabilità per evitare scioperi nei giorni degli eventi. Con un pò di imprudenza (e di invasione di campo istituzionale) il sindaco ha reso noto di avere dato al prefetto un parere negativo circa il ricorso alla precettazione e ha reiterato la richiesta alle organizzazioni dei lavoratori, come atto di buona volontà, di ridurre al minimo la durata dello sciopero perché Milano “vuole vivere di eventi internazionali”.
Sala ha colto anche l’occasione per affermare che Atm dovrà essere economicamente più efficiente, che il valore del biglietto a 1,50 euro non copre i costi, che però non vi saranno né tagli al personale né aumenti automatici delle tariffe ricorrendo a formule di efficientamento senza toccare il prezzo del biglietto. Messaggio non chiarissimo ma forse queste ultime affermazioni fanno parte di una coda polemica con l’ex presidente Bruno Rota che è sospettato di aver lasciato, con grande maestria, una polpetta avvelenata ai successori. Se è giusto che il sindaco intervenga in prima persona in una vicenda di grande interesse per la città, l’uscita di Sala appare un po’ ingenua e da un punto di vista contrattuale molto discutibile.
Il merito della trattativa con i sindacati (il mantenimento dell’unicità aziendale) è molto chiaro ma l’approccio tattico del sindaco è debole perché privo di una progettualità lineare. Si fonda su un appello generico (che ai sindacati appare una richiesta senza contropartita) e soprattutto rinuncia “a priori” alla richiesta di precettazione da parte del prefetto, che è il più efficace strumento di intervento delle istituzioni nella regolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici.
Questi errori non aiutano neppure le organizzazioni sindacali che hanno bisogno di interlocuzioni non solo autorevoli ma anche chiare negli obiettivi. Altrimenti si finisce come il governo Gentiloni che sui voucher si è ritirato senza combattere.