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Trump attacca le basi di Assad in Siria

Ha lasciato tutti di stucco, la decisione di Donald Trump: attacco mirato con 59 missili su una base aerea del dittatore siriano Assad, da cui si ipotizza, badate bene si ipotizza, siano partiti gli attacchi con armi chimiche in cui hanno perso la vita decine e decine di donne, uomini e soprattutto bambini.

Le immagini di orrore e morte sono ancora impresse nelle nostre menti, nei nostri cuori… Il dolore è tanto e la reazione che mi verrebbe da esternare è quella di soddisfazione. Come quelle espresse dalla Gran Bretagna, dal Giappone, dall’Estonia, dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e da Israele. Certo: punire gli assassini di quei bambini è una cosa che voglio anche io.

Mi sorge però un dubbio. Non posso fare a meno di pensarci su. Le fonti statunitensi ipotizzano che quella base sia LA base. E se si sono sbagliati? Sarebbero morte persone innocenti, di nuovo, sarebbe stato violato un accordo internazionale, sarebbe stato commesso un errore, l’ennesimo. E la situazione non sarebbe cambiata, perché quei bambini sono morti e noi non stiamo dando a loro giustizia né stiamo realmente impedendo che questa atrocità possa ripetersi.

Assad è un feroce dittatore. Quella terra è dilaniata da sei anni di guerra civile, dove anche le potenze straniere stanno contribuendo al disastro. Milioni di vite sparse per il mondo, altre decimate. L’umanità non è morta ieri in Siria, muore ogni giorno in ogni angolo della terra, da tempo immemore e sempre e solo per gli errori, le vigliacherie di ciascuno di noi.

Provo profondo orrore. Ho scritto di questa guerra in Siria nel 2013, qua su Formiche, e continuo a scriverne oggi… La situazione è sempre questa: violenza, morte e distruzione. E quei volti di bambino, che soffrono, continuano a lacerare l’anima. E nessuno, nella comunità internazionale, ha ancora fatto un solo atto concreto: vergogna!

L’altra questione, che è più politica e metodologica: Trump ci dimostra di cosa è capace. Senza consultare il congresso, prende la decisione di bombardare un territorio di uno Stato sovrano, al di là dell’oceano, con la serenità con cui beve un bicchier d’acqua, usando, temo, il pretesto della morte dei bambini, per dare una dimostrazione di forza: io posso farlo, sono il capo. E mi spaventa l’idea che possa ordinare attacchi e fare atti di guerra così, di notte, mentre sogna o per un mero capriccio.

Scusatemi, ma non riesco di sentirmi al sicuro, in nessuna circostanza.



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