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“L’ultimo contratto” e com’è cambiata l’Italia nell’ultimo biennio

“L’Italia è un grande Paese” sottolinea Roberta Pinotti; “Come in un incontro di boxe” ricorda Antonella Baccaro; “Puntare sul benessere lavorativo” auspica Carmelo Barbagallo; “L’egemonia contrattuale dei metalmeccanici” ribadisce Giovanni Sgambati; “Un risultato di rilievo” chiosa Rocco Palombella. Si tratta delle impressioni che il ministro italiano della Difesa, una giornalista di punta del Corriere della Sera e tre sindacalisti di razza della Uil provenienti dalle fila delle tute blu esprimono sull’ultimo libro di Antonello Di Mario, direttore di “Fabbrica Società” e collaboratore di Formiche.net, responsabile dell’Ufficio stampa della Uilm nazionale e docente a contratto di giornalismo presso l’Università Lumsa.

UN CONTRATTO INSIEME

Il libro uscito ieri dalla tipografia ed edito da “Tullio Pironti Editore” si intitola “L’ultimo contratto” ed è un diario metalmeccanico degli ultimi due anni in cui si è svolta la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Ma nelle pagine del saggio viene descritto soprattutto il cambiamento che ha vissuto l’intero Paese nell’ultimo biennio a livello politico-economico fino all’avvento del governo guidato da Paolo Gentiloni. Di un fatto specifico l’autore è convinto rispetto al rinnovo del Ccnl in questione: “Un contratto realizzato tutti insieme ha senza dubbio una valenza politica superiore a quella dei contratti precedenti. È proprio quello che è accaduto il 26 novembre 2016 in Confindustria, a Roma, tra Fim, Fiom, Uilm e Federmeccanica-Assistal”.

LE ULTIMI DIVISIONI TRA TUTE BLU

Racconta Antonello Di Mario: “Il biennio economico del 3 luglio 2001 e quello normativo del 7 maggio 2003 furono firmati solo da Fim e Uilm, insieme a Federmeccanica e Assistal, senza la Fiom. Iniziò una fase di divisioni tra i lavoratori nelle fabbriche, ma anche nell’opinione pubblica, e con reciproche accuse sui giornali. Si doveva stare per ore al telefono col proposito di spiegare ai cronisti, che dovevano pubblicare il giorno dopo un “pezzo”, le ragioni di una parte rispetto all’altra. La situazione si ricompose tra le tre sigle sindacali solo tre anni dopo, quando furono firmati unitariamente i rinnovi contrattuali di categoria del 19 gennaio 2006 e del 20 gennaio del 2008. In seguito tra i metalmeccanici si ripresentarono le avversità. Fim e Uilm firmarono le intese contrattuali del 16 ottobre 2009 e del 5 dicembre 2012; la Fiom no”.

IL CCNL DEL 1973

“Il 26 novembre scorso è avvenuta l’ufficiale ricomposizione in ambito sindacale, con la sigla apposta da tutti e tre i sindacati sull’ultimo contratto di categoria. Molto è cambiato nel mondo dei metalmeccanici negli ultimi tre lustri. Ma il cambiamento è stato ancora più evidente rispetto a quanto accaduto negli anni Settanta. A quei tempi il movimento sindacale ebbe diversi meriti, come il superamento di divisioni pregresse e la nascita di nuovi movimenti di partecipazione e di decisione, dalle assemblee di fabbrica al sindacato dei consigli. Nel 1971 i sindacati metalmeccanici diedero vita alla Flm, la rappresentanza unitaria della categoria, mentre da parte imprenditoriale venne costituita Federmeccanica. Il contratto dei metalmeccanici, rinnovato nell’aprile del 1973, dopo sei mesi di trattative e 140 ore di sciopero pro-capite dichiarate, pose al centro dell’intesa l’inquadramento professionale e le 150 ore di permesso retribuito per il diritto allo studio, un fatto di assoluto rilievo per l’epoca. Dopo il riconoscimento legislativo dello Statuto dei Lavoratori, avvenuto quattro anni prima, ancora una volta l’operaio veniva inquadrato essenzialmente come persona e come cittadino sul luogo di lavoro. In quegli anni, caratterizzati dalla crisi petrolifera, nella fabbrica si determinò un’ampia concezione dei diritti che coinvolse anche realtà sociali e istituzionali”.

L’UGUAGLIANZA GRAZIE AL LAVORO

“In un certo senso, tenendo presente le diversità d’epoca e di contesto, anche il contratto metalmeccanico del 2016 presenta affinità a quello del 1973 in termini di contenuti. Dopo una crisi globale che ha influito negativamente soprattutto sui processi di crescita dei Paesi industrializzati, l’ultimo contratto tutela il potere d’acquisto delle retribuzioni e salvaguarda la persona attraverso le potenzialità offerte dal welfare contrattuale e aziendale. Ma c’è di più. Tra le tante cose previste dell’intesa contrattuale, soprattutto i temi del riconoscimento del diritto soggettivo allo studio, della formazione continua, della rivisitazione dell’inquadramento professionale rappresentano un investimento effettivo su chi lavora, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 3 della Costituzione. L’ultimo contratto dei metalmeccanici certifica essenzialmente il bisogno di essere uguali attraverso il lavoro in quello che è un grande Paese. Non è una cosa da poco”.

L’IMMAGINE IN COPERTINA

“L’ultimo contratto” (360 pagine, 14 euro) ha in copertina l’illustrazione, disegnata da Chiara Tomasello, con un metalmeccanico che firma l’intesa contrattuale impugnando una stilografica, mentre alle spalle il fumo esce dai camini di una fabbrica. Un’immagine evocativa per un libro che sarà presentato da questo mese in poi nelle principali città italiane. A giugno sarà in libreria, distribuito nei punti vendita della Feltrinelli.



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