Alla ragazzina rasata, alle donne italiane: il mondo ancora poco ci rispetta. È a lei che va questa pagina di riflessione, ma anche a tutte quelle donne che vogliono integrarsi in un Paese che rispetta, apparentemente, le donne, e un suggerimento amichevole alle donne italiane che chinano troppo la testa e si interessano d’altro.
Pochi giorni prima sempre a Bologna, una neonata è stata abbandonata e poche ore dopo l’adolescente musulmana che rifiutava il velo è stata costretta dalla famiglia a farsi rasare i capelli. Così l’azione della magistratura intervenuta a riparare all’abbandono della piccola rintracciando la madre e contemporaneamente a sottrarre alla famiglia l’adolescente punita, mette fine ai drammi che colpiscono le donne che a loro volta massacrano le loro figlie?
È evidente che bisogna che sia forte e chiaro il messaggio di condanna di questa cultura che soffoca la vita femminile, ma che non la difende neanche. Maltrattamenti inferti alle proprie figlie da chi le ha messe al mondo per una cultura che le vede soggette all’umiliazione, alla violenza, ma rispetto per la questione femminile, deve essere parte importante delle politiche di prevenzione e di educazione di un Paese civile.
Una libertà negata prima alla madre e poi attraverso di lei, colei che è destinata a essere figlia di un Dio minore?
La questione femminile è prioritaria ed è la rappresentanza del grado di civiltà di un Paese. La violenza perpetrata sulle donne in misura gravissima dall’Islam e dall’Arabia in maniera diversa sulle donne in altri Paesi, non ultimo anche in Italia e ipocritamente anche e sempre di più in situazioni familiari che scoppiano improvvisamente sui giornali registrando un bollettino di violenze inaudite, devono essere considerate come un sintomo di inciviltà e di barbaro regressivo intreccio tra dominio, potere e cultura arretrata.
Il livello di avanzamento di una società si misura infatti sul trattamento di una società alle donne, alla loro vitalità, al diritto di vivere libere, di avere un lavoro, di costruire per sé stesse un mondo migliore. Dunque pretendiamo ciò che di diritto dobbiamo avere.