Non mi voglio improvvisare medico, quindi mi limito a dire che da padre di famiglia i miei figli li ho vaccinati e in particolare mia figlia proprio in queste settimane deve fare la terza somministrazione del vaccino Hpv, quello contro il papilloma virus.
C’è però un punto su cui mi sento competente, perché è materia mia, e sul quale non voglio stare zitto. Attaccare i vaccini dicendo che servono a far guadagnare le case farmaceutiche è una solenne stupidaggine. Una falsità, per così dire, in re ipsa.
Non ci vorrebbe nemmeno una spiegazione, perché è evidente che chi vende farmaci guadagna di più dalle cure che dalla prevenzione. Più la gente si ammala, più spende per curarsi.
Comunque viste le sciocchezze che girano, facciamo due conti: in 18 anni di campagne per la vaccinazione contro l’epatite B, il servizio sanitario ha risparmiato 580 milioni di euro (fonte: Ministero della Salute), mentre in media, grazie al vaccino contro l’influenza, in Italia si risparmiano all’anno 131 milioni di spese per farmaci e ricoveri e 22 milioni di euro per visite mediche, più 96 milioni di euro in giorni di malattia evitati (fonte Vaccines Europe). E tutto questo nonostante l’Italia sia ancora sotto l’obiettivo fissato dalla Ue di una copertura del 75% della popolazione.
Più in generale uno studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, pubblicato su Health Affairs, afferma che per ogni dollaro investito in vaccini se ne risparmiano 16 solo per i costi diretti delle cure.
Ecco, e adesso mi aspetto che qualcuno se ne esca dicendo che tutte queste ricerche sono finanziate dalle imprese.