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Chi e come punta sulle dimore storiche

Un fatturato annuale di 335 miliardi di euro (secondo il Council of the European Union), 9 milioni di posti di lavoro e 5 miliardi di euro l’anno investimenti per la conservazione. Sono i numeri che il patrimonio culturale, storico e architettonico italiano sviluppa solo nell’ambito dell’industria del turismo. Cifre legate non solo all’offerta turistica in senso stretto, ma alla presenza stessa dei beni culturali nei territori e all’indotto generato dalle attività della loro manutenzione e conservazione.

Fra i principali protagonisti della valorizzazione di queste risorse, vi è l’Adsi (Associazione Dimore Storiche Italiane), che riunisce i proprietari di palazzi, castelli e rocche di cui è costellata l’Italia e che quest’anno spegne 40 candeline. Per celebrare questo traguardo ha organizzato sabato scorso a Palazzo Venezia, a Roma, una tavola rotonda dal titolo “Cultura e impresa: le eccellenze italiane guardano al futuro”. La responsabilità della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, storico e architettonico italiano, dunque, è stato il tema al centro dell’incontro, al quale hanno partecipato Dorina Bianchi, sottosegretario ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, Edith Gabrielli, direttore del Polo Museale del Lazio, Rodolphe de Looz-Corswarem, presidente European Historic Houses Association, Giorgia Abeltino, direttore Google Arts & Culture, Armando Branchini, vice presidente Fondazione Altagamma, Pietro Salini, amministratore delegato Salini Impregilo, Diego Visconti, presidente Fondazione Italiana Accenture.

“Quarant’anni sono una tappa molto importante per un’associazione nata a tutela dei beni storico-architettonici di proprietà privata negli anni ‘70, in un contesto sociale e culturale molto complesso” ha dichiarato Gaddo della Gherardesca. “I proprietari sono oggi protagonisti estremamente attivi delle comunità e dei territori in cui le dimore storiche si collocano, promotori di innumerevoli iniziative culturali, sociali e anche economiche”.

In questi 40 anni il percorso non è stato sempre facile, spiega Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, presidente emerito: “Sin dagli anni Settanta l’Adsi porta avanti delle battaglie, abbiamo avuto vicende alterne, talvolta la pubblica amministrazione ci ha aiutato, altre volte ci sono state delle contrapposizioni. Il tema fiscale è cruciale, perchè chi custodisce dimore storiche, attraendo i turisti, ha diritto ad alcuni riconoscimenti economici. Il percorso è in salita”, continua il presidente, “ma l’attenzione di chi oggi è qui e del sottosegretario del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, Dorina Bianchi, rivela grande attenzione nei nostri confronti”.

Sono circa 31mila le dimore storiche vincolate, che possono dare una spinta importante al turismo, ancora di più se aiutate dalla pubblica amministrazione, ha spiegato il sottosegretario: “Ho lottato per far entrare il turismo nel programma di Sviluppo economico, Industria 4.0. Abbiamo accettato la sfida di creare ricchezza dalla cultura e Adsi fa parte di questo progetto. La politica deve aiutare i proprietari ed essere consapevole che ricchezza che privati possono dare molto al paese. È necessario dialogare con il Ministero delle Finanze per parlare di detassazione, per esempio l’art bonus, che è rivolto solo ai beni pubblici, deve essere ampliato e anche alle dimore storiche vincolate private”.

Per Edith Gabrielli, direttore del Polo Museale del Lazio (43 musei alle sue dipendenze), “bisogna essere flessibili e fare rete con le realtà del territorio per costruire insieme un progetto che duri nel tempo. Questo è il mio augurio”, mentre un ringraziamento e un auspicio sono arrivati da Rodolphe de Looz-Corswarem, presidente European Historic Houses Association: “Le dimore storiche danno molto lavoro in Europa e stanno facendo tanto per i giovani. Mi auguro che l’Italia, che oggi è la seconda meta più desiderata d’Europa, dopo la Francia, torni in cima alla classifica”.

Armando Branchini, vice presidente Fondazione Altagamma: “Adsi fa parte di Altagamma e insieme abbiamo l’obiettivo di lavorare insieme, per fare in modo che la cultura di impresa possa anche diventare un patrimonio dei proprietari delle dimore storiche. È necessario fare un salto, dalla gestione patrimoniale a quella imprenditoriale, avendo un posizionamento, mantenendo lo spirito del fondatore e considerando la propria impresa come una start-up permanente, a prescindere dal fatturato”.

Durante l’incontro si è parlato anche delle opere dell’ingegno italiano, tanto apprezzate sui mercati internazionali, che nascono dalla combinazione fra la cultura, la tradizione e lo spirito imprenditoriale del paese. Sul tema è intervenuto Pietro Salini, amministratore delegato di Salini Impregilo, che a 110 anni dalla nascita fattura 7 miliardi (9 miliardi l’obiettivo per il 2019) e dà lavoro a 36mila persone: “Non è vero che non si possono fare grandi imprese partendo dall’Italia. Anche se in Italia fatturiamo solo il 7%, mentre le altre imprese, in casa raggiungono in media il 40-60%. Se partissero tre o quattro cantieri in Italia fermi da anni potremmo assumere circa 4mila persone. Se l’Italia vuol fare passi avanti decisivi, dunque, deve investire sulle infrastrutture, deve decidere che tipo di paese vuole essere, che turismo vuole avere, quali tasse vuole mettere su patrimoni e dimore storiche, e che tipo di industria vuole sostenere”.

Ma il primo passo per attrarre i turisti è sempre di più dare loro sul web informazioni dettagliate e anteprime ricche e soddisfacenti di ciò che andranno a visitare fisicamente. Secondo i dati dell’Oxford Economic Report del 2013, illustrati da Giorgia Abeltino, direttore Google Arts & Culture, i contenuti online sono la prima fonte di informazione per chi vuole fare un viaggio. “L’attività turistica online ha prodotto il 3% del Pil e di occupazione e il solo incremento del contenuto online varrebbe lo 0,3% del Pil e 75mila posti di lavoro. Noi digitalizziamo il patrimonio culturale, questo significa poterlo conservare e fruire digitalmente anche nel futuro, democratizzare l’accesso alla cultura e inserire il digitale come motore di crescita per il settore culturale”.

“Il fatto che non ci siano soldi è un mito da sfatare. Ci sono e sono tantissimi”, ha detto Diego Visconti, presidente della Fondazione Italiana Accenture, che insieme con Adsi ha dato vita ad ARSLab, un programma di alternanza scuola-lavoro che offre formazione e stage agli studenti, con l’obiettivo di creare progetti di rilancio delle dimore storiche del loro territorio. “Gli ultimi piani europei assegnano all’Italia 40 milardi e tutti questi bandi comprendono un richiamo alla cultura e all’arte. Però è necessario creare una piattaforma che integri e venda le eccellenze dei nostri territori e promuova gli itinerari di turismo esperienziale, mettendo a sistema gli sforzi già in atto, a partire dalla comunicazione”.


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