Il presidente della Juventus Andrea Agnelli è stato convocato dalla commissione parlamentare Antimafia, e in particolare dal Comitato Mafia e Sport, per essere ascoltato circa presunti rapporti tra criminalità organizzata, tifoserie e società sportive.
Il numero uno bianconero ha dovuto parlare dei suoi contatti con Rocco Dominello, arrestato insieme al padre Saverio per associazione mafiosa ed altri reati. Agnelli il 15 maggio è stato chiamato proprio dal legale di Dominello a testimoniare nell’udienza preliminare del processo “Alto Piemonte”.
COS’È L’INCHIESTA “ALTO PIEMONTE”?
Nel novembre 2016 la Procura di Torino, nell’ambito dell’inchiesta “Alto Piemonte”, ha chiesto di procedere nei confronti di 23 persone accusate di far parte della cosca calabra Pesce-Bellocco. Attraverso la costituzione del gruppo ultras “I Gobbi” gli uomini vicini alla ‘ndrangheta avrebbero fatto pressione sulla Juventus per aver garantiti biglietti da rivendere a prezzi maggiorati.
La Juventus, dal canto suo, avrebbe assecondato un secondo mercato, illecito, dei biglietti delle sue gare. A confermare la consapevolezza del club bianconero c’è un’intercettazione tra il security manager juventino Alessandro D’Angelo, collaboratore di Andrea Agnelli, e Rocco Dominello nel corso della quale il dirigente bianconero si sincera di aver raggiunto un “accordo” con Dominello.
Del resto era stato lo stesso Agnelli, in una memoria inviata ai pm, a parlare di “pressione silente” e della delicatezza del ruolo affidato a D’Angelo, “costretto” a parlare con personaggi discutibili al fine di mantenere l’ordine pubblico all’interno dello Juventus Stadium.
AGNELLI: “I MIEI COLLABORATORI HANNO SEMPRE AVUTO MASSIMA AUTONOMIA OPERATIVA”
In Commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, Agnelli ha cambiato i toni rispetto alla sua stessa memoria e ha affermato di non avere mai subito minacce da ultrà e di non aver mai pensato a Dominello come un ‘operativo’. “Non ho mai incontrato Rocco Dominello da solo”, ha detto Agnelli, elencando gli episodi in cui avrebbe incrociato Dominello: “Una volta in una cena ad Asti con centinaia di tifosi, una volta nei miei uffici con tutti i tifosi, un’altra volta è venuto con Germani in sede per gli auguri natalizi, una volta presso i miei uffici in Lamse (la holding di Andrea Agnelli e della sorella Anna) con Alessandro D’Angelo in una delle occasioni in cui ho incontrato tutti i tifosi. È pacifico che se io e i miei dipendenti avessimo saputo, quello che oggi è emerso, mai avremmo avuto rapporti con lui”. Il presidente, però, ci ha tenuto a sottolineare che i suoi collaboratori D’Angelo e Merulla erano dotati della massima autonomia operativa, salvo restanti le sole linee generali impartite da lui stesso. “Vale a dire” – ha precisato Agnelli – “che la Juventus emettesse abbonamenti o biglietti solo a pagamento, annullando omaggi, previa regolare presentazione dei documenti necessari per l’emissione dei tagliandi”. Quando Marco Di Lello, presidente del Comitato Mafia e Sport, gli ha fatto notare che il security manager bianconero D’Angelo ha erogato, a titolo personale, tra i 70 e i 100 biglietti a Rocco Dominello Agnelli si è dichiarato stupito. “Alcuni rilievi colgono di sorpresa anche me. Ma D’Angelo e Merulla sono stati intercettati come me per mesi, sono entrati e usciti dalla procura come testimoni” – ha affermato – “Ora le dotazioni sono state eliminate”.
AGNELLI: “PERCHÈ LA POLIZIA NON CI HA MAI AVVISATI”
Nel sottolineare che la Juventus non sapeva nulla circa la presunta “pericolosità” di Dominello Agnelli ha puntato il dito contro un obiettivo preciso, gli uomini della GOS di Torino che non l’avrebbero avvertito. Il GOS (Gruppo Operativo Sicurezza) è un gruppo interforze che opera presso ogni impianto sportivo ed è presieduto da un Funzionario di Polizia, nominato dal Questore. “A dialogare nella questione stadio siamo in tre e non due: gli ultrà parlano con società e forze dell’ordine. I club con ultrà e forze dell’ordine. Le forze dell’ordine con ultrà e club” – ha proseguito Agnelli – “Il Gos di Torino prevede di non avere steward in quei settori più caldi lasciando libero spazio in quei settori, che per Gabrielli sono permeati al 27% dalla criminalità”. Il presidente poi è andato oltre e ha proposto l’introduzione del “giudizio immediato” all’interno degli impianti sportivi, così come avviene negli stadi inglesi. “Non possiamo permettere che ci sia terreno fertile. Per evitare situazioni dobbiamo evitare la fertilità di quei terreni” – ha detto – “Andiamoci noi come Stato. il problema va gestito con federazione e leghe. Ma prego il Ministero degli Interni di aprire un tavolo di dialogo”. Un altro elemento che il numero uno bianconero ha usato per provare ad alleggerire attiene alle ridotte dimensioni dello Juventus Stadium, troppo piccolo per contenere tutto l’affetto bianconero. Fatto che rende la domanda superiore all’offerta: le condizioni migliori perché si proliferi l’odioso fenomeno del bagarinaggio. “Siamo stati colti di sorpresa nel dover gestire uno stadio troppo piccolo, sempre tutto esaurito ogni domenica”- ha concluso Agnelli – “Se penso alla finale di Champions che andremo a giocare con orgoglio a Cardiff, vado on line e trovo biglietti a 3 e 5 mila euro. Prezzi che sono assurdi”.
LA COMMISSIONE ANTIMAFIA SENTIRÀ NUOVAMENTE IL CAPO DELLA POLIZIA GABRIELLI
Intanto le parole di Agnelli hanno già sortito un effetto: il Capo della Polizia Franco Gabrielli sarà ascoltato nuovamente dalla Commissione Parlamentare Antimafia. La Commissione vuole capire meglio il rapporto tra le forze dell’ordine, nello specifico la Digos, e le società calcistiche.