La riforma della sanità Usa targata Trump ha tre facce: da un lato la gerarchia cattolica che apprezza le norme a tutela della vita, ma mette in guardia dalla creazione di un sistema sanitario per nulla inclusivo; dall’altro i gruppi pro-life che battono le mani al presidente. E infine le organizzazioni cattoliche contrarie. Anche se il presidente sembra aver concesso loro un contentino.
PIACE AI VESCOVI? NI
Sul Trumpcare o – col suo nome ufficiale – American Health Care Act, la prima critica è arrivata dal vescovo Frank Dewane, presidente della Commissione per la giustizia nazionale della Conferenza Episcopale Cattolica Americana (USCCB), per il quale le norme approvate “contengono ancora difetti gravi, in particolare quelli sui cambiamenti al Medicaid (il sistema sanitario americano, ndr) che mettono a repentaglio la copertura e l’economicità per milioni di persone”. Il 4 maggio, mentre Trump firmava l’ordine esecutivo alla Casa Bianca che poneva fine alla controversia Stato-Chiese sulla contraccezione (o almeno così pare), Dewane ha emanato una nota in cui definisce “profondamente spiacevole che le voci di quelli che saranno più colpiti non sono state ascoltate”. E ancora: “La nostra politica sanitaria deve onorare tutta la vita umana e la sua dignità dal concepimento alla morte naturale, come difende i valori morali e religiosi di tutti quelli che hanno un qualche ruolo nel sistema sanitario”. Il Trumpcare introduce un’assicurazione sanitaria individuale con un bonus del 30% per chi ha una copertura molto scarsa. Saranno offerti altri crediti fiscali e si allargheranno i contributi per la sicurezza sanitaria.
Ma monsignor Dewane aveva messo in guardia i politici nel marzo scorso e persino all’inizio dell’anno: il rischio è che, malgrado il Trumpcare sia pro life, malati ed anziani potrebbero pagare molto di più per la loro salute. Ora il problema è che ci sono ancora, a suo dire, grossi problemi. Rischiano poveri, gente vulnerabile, migranti. E addirittura il Trumpcare può rendere più salate le cure per le persone sulla base della loro storia clinica, cosa che l’Obamacare impediva.
CATTOLICI CONTRO. ANCHE NEL NOME DI FRANCESCO
Mentre molti gruppi pro-life battono le mani a Trump, c’è chi dice no. E non è solo monsignor Dewane: Suor Carol Keehan, della Catholic Health Association, ha definito il Trumpcare “inaccettabile”. Dice che è soltanto un enorme taglio delle tasse, che trasferisce 880 miliardi di dollari (circa 803 miliardi di euro) dai poveri ai ricchi. Anzi: nella sua prima versione che la Camera ha esaminato, il rischio era di lasciare 14 milioni di americani senza copertura medica nel primo anno del Trumpcare, e altri 10 milioni nel corso del tempo. Attenzione: a parlare è la presidentessa di un’Associazione che rappresenta quasi tutti i 640 ospedali cattolici americani più altre 1.400 strutture come cliniche, centri operatori, case di riposo. Quello che la lascia perplessa, dice a Crux, è il fatto che l’amministrazione Trump spesso cambi opinione molto rapidamente. Il giallo sull’ordine esecutivo in tema di contraccezione sembra confermare i suoi sospetti.
E nelle ultime ore un altro gruppo cattolico si è mosso: i Catholices in Alliance for the Common Good (CACG) che ha chiesto ai senatori di opporsi al Trumpcare, ritenuto “indesiderato e immorale”. Il CACG si propone di promuovere la missione di giustizia sociale di Papa Francesco e della Chiesa cattolica nella politica, nei media e nella cultura americana. Con 65.000 iscritti, ha emesso il 4 maggio un comunicato dai toni duri: “I deputati hanno votato per il Trumpcare, una legge che toglierà l’assistenza sanitaria a 24 milioni di americani e permetterà alle compagnie assicurative di discriminare chi combatte cancro, leucemia e diabete”. Non solo: “Il popolo americano non voleva questo. Si merita di meglio”. La richiesta finale: “Chiediamo al Senato di fermare questa legge immorale e d’ascoltare le parole di Papa Francesco: ‘La salute è un diritto, non un privilegio’”. Saranno ascoltati, mentre il 24 maggio Trump incontrerà il Papa? Vedremo.
L’ORDINE ESECUTIVO CHE PIACE ALLA CHIESA
The Donald, tuttavia, prima di festeggiare la vittoria alla Camera (sia pure con un risultato molto risicato, 217 sì contro 213 no) il 2 maggio scorso, ha firmato un ordine esecutivo (gli ordini esecutivi bypassano il Parlamento yankee) nel quale stabilisce che l’IRS (Internal Revenue Service, la nostra Agenzia delle Entrate) non potrà emanare norme che impediscano alle Chiese di assumere posizioni di parte, occupandosi così delle preoccupazioni di alcune realtà cattoliche a proposito delle norme previste dall’Obamacare sulla contraccezione. Per anni, infatti, l’Obamacare ha obbligato anche le strutture cattoliche (ospedali, università, cliniche e così via) a pagare per le spese di contraccezione e aborto delle dipendenti. Qualcosa che la dottrina cattolica non apprezza: e nel maggio dell’anno scorso la Corte Suprema, nel rinviare cinque casi sul tema alle corti inferiori, ha auspicato un compromesso tra le parti (Stato e Chiese), cosa che però non è avvenuta.
Prima di firmare l’ordine presso il Giardino delle Rose della Casa Bianca, Trump ha incontrato nell’ufficio ovale i cardinali Daniel Di Nardo, presidente USCCB, ed il confratello Donald Wuerl arcivescovo di Washington. Alla firma c’erano anche altri leader cattolici come Joe Cella, presidente del National Catholic Prayer Breakfast e tra i primi sostenitori di Trump, insieme ad esponenti delle Piccole Sorelle dei Poveri, che per anni hanno combattuto in tribunale l’Obamacare.
Comunque al momento, riferisce America, la rivista dei Gesuiti d’Oltreoceano, le organizzazioni cattoliche non hanno ricevuto la versione finale del provvedimento firmato da Trump. Non si sa, in concreto, che cos’abbia decretato.