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Come migliorare (alla francese) l’Art Bonus

art bonus

Dopo un inizio stiracchiato, l’Art Bonus ha raggiunto in due anni quota 170 milioni in donazioni. Lo ha detto il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, durante la seconda edizione degli Stati Generali Amici dei Musei e delle Gallerie, che si è svolta ieri a Roma, nell’Uccelliera della Galleria Borghese, organizzata dagli “Amici degli Uffizi” e  dai “Mecenati della Galleria Borghese”.

La legge che permette ai privati di sostenere il patrimonio culturale italiano, beneficiando del credito di imposta del 65%, veleggia dunque verso risultati incoraggianti, e la tavola rotonda, moderata da Lea Mattarella (critico d’arte di Repubblica), è stata l’occasione per fare il punto della situazione e proporre al ministro provvedimenti aggiuntivi e azioni di micromecenatismo, anche ispirate a ciò che accade oltreconfine. Le proposte emerse intendono unificare gli strumenti attuali di sponsorizzazione ed equipararli al modello francese (il più vicino a quello italiano), potenziare l’Art Bonus, rafforzare il ruolo delle Associazioni Amici dei Musei, come veicolo della legge e destinatari di donazioni, e istituire un’area “burocracy free” per musei in crescita.

 LE PROPOSTE

Proposte comparate con altri Paesi, europei e non, sono arrivate da Emiliano Rossi, avvocato dello studio Pavesio e Associati. Il paper, che delinea una panoramica delle agevolazioni fiscali alla cultura in Stati Uniti, Francia e Regno Unito, propone un’estensione dell’Art Bonus a tutti i beneficiari (pubblici e privati) senza la ripartizione in tre quote annuali (come previsto oggi) come avviene in Francia o negli Stati Uniti. Con la possibilità di utilizzare la piena detrazione, oltre il limite annuale a oggi consentito, fino al quinto anno; l’istituzione di un’anagrafe degli enti che possono beneficiare delle erogazioni liberali deducibili o detraibili (sul modello delle charity) e un possibile incremento dei vantaggi se si vuole stimolare un certo settore (ad esempio per l’arte contemporanea o un contributo per l’esercizio della prelazione su beni vincolati come in Francia).

 POTENZIARE IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI

Evitare le donazioni parcellizzate e incanalare le risorse ricevute in progetti di ampio respiro e strutturati, che solo le associazioni possono garantire – come avviene negli Stati Uniti dove, con una donazione agli Amici dei Musei, si riceve una detrazione direttamente sulla propria dichiarazione dei redditi – è un importante obiettivo da raggiungere secondo Maria Vittoria Colonna Rimbotti, presidente degli Amici degli Uffizi. Sulla stessa linea Carolina Botti, direttore centrale di Ales spa, che ha sottolineato “il ruolo fondamentale degli amici dei musei, di fronte alla crescente domanda di risorse esterne che hanno competenze, network e possono pertanto affiancare i musei nella loro gestione ordinaria”.

LIBERARE AREE DEL SUD DALLA BUROCRAZIA PER TRE ANNI

 

Eva Degl’Innocenti, direttore Museo Archeologico Nazionale di Taranto e Carmelo Malacrino, direttore Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, hanno fatto presente la necessità di potenziare l’attività delle associazioni amici dei musei in modo particolare nel Meridione, che resta l’anello debole dal punto di vista dei fondi e del coordinamento organizzativo. Una spinta propulsiva potrebbe arrivare da una burocrazia più semplice, ha fatto notare Patrizia Asproni, presidente Fondazione Industria e Cultura, che ha proposto l’istituzione di aree “burocracy free”, l’attuazione cioè di progetti pilota che liberino dalla burocrazia per tre anni alcune zone selezionate del paese.

 

Fra gli altri erano presenti Luca Bergamo, vice sindaco e assessore alla crescita culturale di Roma, Lorenzo Casini, consigliere giuridico del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Anna Coliva, direttore della Galleria Borghese e Jane Thompson, Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici.

Le proposte di agevolazione fiscale di Emiliano Rossi

 


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