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Come procede la riforma delle finanze vaticane secondo René Brülhart (Aif)

“Sulle questioni finanziarie in Vaticano oggi ci muoviamo su tre pilastri, in linea con il resto del sistema globale dopo la crisi del 2007: lotta contro il riciclaggio di denaro sporco, anche in chiave di antiterrorismo; attività di supervisione e vigilanza normativa, come richiesto dal Financial Stability Forum; accertamento della trasparenza fiscale su tasse e imposte, in linea con quanto stabilito al Forum mondiale sulla trasparenza dell’Ocse ”. Parola del presidente svizzero dell’Autorità dell’informazione finanziaria vaticana AIF – l’istituto per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo creato, per mano di Benedetto XVI, dalla Santa Sede nel 2010 – René Brülhart, intervenuto ieri 19 maggio in Vaticano a un convegno internazionale organizzato dalla Fondazione Centesimus Annus, a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione del Rapporto Annuale sulle attività delle finanze vaticane nel 2016 (qui l’approfondimento di Formiche.net).

L’ARRIVO DELL’ATTUALE PRESIDENTE BRULHART

“Sono arrivato nel 2012 con l’idea di costituire un sistema apposito per il Vaticano, che è un luogo unico, diverso, e per questo non si può fare copia e incolla con gli altri sistemi. Non è un centro finanziario, ma ha bisogno di attività finanziarie. E la questione è come farlo funzionare in settori dove ci sono giurisdizioni che prevedono sanzioni ma dove ci sono anche missionari, sacerdoti, suore”. In Vaticano, infatti, fino al 2009 non esistevano né un ente antiriciclaggio né strutture per gestire le questioni finanziarie, e in quell’anno Ratzinger firmò una convenzione monetaria con l’Ue per introdurre l’euro come valuta ufficiale.

GLI ACCORDI DELLA SANTA SEDE CON L’UE

In questo modo la Santa Sede si è impegnata nell’implementazione di regolamenti e norme provenienti dall’Ue, e oggi è obbligata ad applicare ogni singola direttiva europea in materia di lotta antiriciclaggio e antiterrorismo. “Non c’è un’implementazione formalistica, perché il Vaticano di fatto è speciale, ma abbiamo accettato che ogni tipo di attività finanziaria venga sottomessa a standard europei e internazionali. E la Commissione europea si è detta d’accordo”.

UN NUOVO QUADRO LEGALE PER REATI E STRUTTURE

Da quel momento si è iniziato a guardare le finanze vaticane attraverso un quadro normativo legale completamente nuovo, ha spiegato Brülhart: “La legge del 2013 è molto precisa per combattere crimini finanziari ma pone anche una componente normativa impostata su due livelli: l’individuazione di denaro sporco e la garanzia di fornire strutture adeguate che consentano di fare questo lavoro dal lato pratico”.

LA STRUTTURA DELL’AIF E LA SUPERVISIONE SULLO IOR

Per questo, continua lo svizzero, “abbiamo emendato lo statuto dell’AIF. che a partire dal 2013 è sotto un unico ombrello ma con due manici: un’unità di intelligence finanziaria e una di supervisione normativa”. Di cui attualmente l’unica supervisionata è lo IOR. “Ma ogni giurisdizione nel mondo, specialmente in quello Occidentale, è obbligata a riferire e denunciare alle autorità qualsiasi transazione sospetta. E attraverso gli strumenti di KYC (know your customers, profilatura dei clienti, ndr) le istituzioni finanziare dall’11 settembre in poi sono diventate il braccio lungo della polizia”.

I COMPITI DELL’AIF E I BISOGNI INTERNAZIONALI

L’AIF, in sostanza, analizza i dati dei propri clienti, e se c’è un comportamento insolito deve andare a fondo, segnalandolo alla giustizia vaticana. Il problema però è che per fare questo lavoro ha bisogno di rivolgersi a soggetti internazionali: “Il Vaticano è un posto bello, ma piccolo. Che necessita di collaborazioni ovunque, in ogni luogo in cui ha interazioni finanziarie, di qualsiasi tipo”.

IL RAPPORTO 2016: “IL NOSTRO SISTEMA FUNZIONA”, DICE BRULHART

Nel rapporto presentato alcuni giorni fa viene segnalato come da una sola attività sospetta del 2012 si è passati a mille negli ultimi quattro anni. “Che sono molte”, commenta Brülhart: “Ma che indicano come il nostro sistema di monitoraggio e di controllo funzioni. I conti di cinquemila clienti sono stati chiusi: profili non criminali ma dormienti. Ci sono stati anche processi con condanne. Abbiamo creato un sistema di monitoraggio prudenziale, anche rispetto a chi lavora all’interno. E abbiamo fatto molti progressi in ambienti internazionali, per esempio iniziando a firmare più di 35 protocolli di intesa con autorità locali. Accordi strettamente cruciali”.

“LA MIA RESPONSABILITÀ, RISPETTO AD ALTRE BANCHE, È VERSO IL SANTO PADRE”

Normalmente infatti, continua lo svizzero, le banche nazionali “hanno come primo obiettivo quello di comportarsi bene dal punto di vista normativo. Noi invece qui abbiamo un obbligo diverso: la mia responsabilità è verso il Santo Padre, verso 1,2 miliardi di cattolici nel mondo. È quella di servire e proteggere la Chiesa”. Ciò nonostante, conclude, “consideriamo le banche il motore dell’economia, e vogliamo avere centri finanziari anche nei paesi più poveri nel mondo, per combattere ad esempio le azioni finanziarie svolte al buio. Dobbiamo offrire maggiore inclusione, ma anche comprensione di quali sono i rischi e i vari aspetti”. Però “il fatto di poter essere cliente dello IOR è cambiato completamente: bisogna tornare alla radici per capire a cosa serve questo istituto. Cioè alle opere di religione, punto”.



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