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Harvard, chi sono e come la pensano i ricercatori che hanno invitato Luigi Di Maio

Luigi Di Maio

La visita all’università di Harvard non è stata propriamente una passeggiata di salute, per il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Almeno a giudicare dalle domande, molto pungenti, che alcuni dei presenti gli hanno rivolto in occasione del suo speech. Qualcuno fra il pubblico ha addirittura bollato come “fascista” il Movimento 5 Stelle. Lo stesso moderatore Archon Fung l’ha definito un partito “populista di destra” e un ricercatore italiano, Mario Fittipaldi, ha “accusato” Di Maio di non essere nemmeno laureato.

Il leader grillino non si è scomposto e ha tenuto per tutto l’incontro un tono istituzionale, ribadendo le posizioni del Movimento su politica estera, Europa e altri temi. Certo è che alcuni interventi sono stati così accesi che qualcuno ha pensato che al vicepresidente della Camera fosse stata tesa un’imboscata. Di certo gli anfitrioni di Di Maio non sono parsi allineati sulle posizioni grilline. E non soltanto perché Harvard è tradizionalmente un ambiente “liberal”. C’è qualcos’altro che spiega l’ostilità della platea: l’invito a Di Maio è giunto da un’organizzazione dichiaratamente europeista.

YES EUROPE LAB, GLI EUROPEISTI DI HARVARD

Tanto per cominciare, malgrado l’incontro si sia svolto ad Harvard, Di Maio non era ospite dell’Università, ma di un’associazione di studenti ed ex studenti che si chiama Yes Europe Lab. Sono loro ad aver organizzato l’incontro e sono loro ad aver invitato il candidato premier in pectore del movimento fondato da Beppe Grillo. Ma chi sono i suoi componenti? Sul loro sito, si legge che si tratta di un “laboratorio non partitico, no profit, fondato da un gruppo di europei alla Kennedy Harvard School. Non è un think-tank, non ha specifiche politiche da promuovere e neanche un’agenda politica che non sia supportare il progetto Europeo. Il nostro obiettivo è mettere i giovani europei nelle condizioni di imparare, sperimentare, incubare e sviluppare una leadership civile e politica”. Dal sito si evince ben poco altro: nessun nome, nessun board a cui l’associazione fa riferimento. Sulla versione “europea” del sito invece ci sono quattro nomi.

VALERIO RIAVEZ, CHE DISSE A VERHOFSTADT: “LASCIA PERDERE GRILLO”

Il primo è Valerio Riavez. Sul sito della Harvard Kennedy School e su Linkedin si trova il suo curriculum. Riavez è stato consulente della Banca Mondiale dal novembre 2015 allo scorso gennaio, e prima ancora ha lavorato come analista in Mediobanca. Nel 2008, per 4 mesi, ha lavorato per il Ministero per gli affari esteri italiano.

Non è la prima volta che le strade di Riavez e del M5S si incrociano. Riavez fa parte di uno di quei sei italiani, scelti nel mondo universitario, finanziario e della ricerca, che l’Alde, il partito liberale al Parlamento Europeo, lo scorso gennaio consultò prima di “aprire” al M5S. I sei, fra cui Riavez, risposero con una lettera aperta al leader dell’Alde Guy Verhofstadt suggerendogli esplicitamente di “lasciar stare” l’alleanza con Beppe Grillo, sostenendo che il M5S avrebbe potuto “uccidere le nostre migliori speranze”. E scrissero, rivolgendosi a Verhofstadt: “Se vuole un esempio, prenda anche solo uno dei progetti europei più avanzati, la moneta unica. Siamo tutti d’accordo che la governance e le politiche dell’Eurozona richiedono una riforma seria, ma il M5S ha chiesto a più riprese un referendum per far uscire l’Italia dall’Euro, cosa che rappresenterebbe un punto di non ritorno, capace di provocare un effetto domino che seppellirebbe una volta per tutte ogni prospettiva di integrazione a livello europeo”.

I RICERCATORI: “NESSUN FUTURO PER L’EUROPA SENZA L’ITALIA”

In Yes-Europe-Lab figura poi Nicolas Miailhe, francese. E’ direttore di People for Global Transformation, think tank che si occupa di strategie di sviluppo urbano, fra i cui partner figurano colossi del settore aeronautico (Safran), software (Dassault Systèmes, del gruppo Dassault), energetico (Total) e legale (Gide Loyrette Nouel). È anche presidente di The Future Society, un’organizzazione no-profit attiva nel settore dell’innovazione tecnologica e dell’intelligenza artificiale. Miailhe, su Twitter, ha evidenziato le proprie divergenze rispetto alle tendenze antieuropeiste dei grillini. “Di Maio, il vostro piano per un referendum sull’uscita dell’Italia dall’Euro è tossico! Proprio come Le Pen. È praticamente un referendum sull’Unione Europea”. E ancora: “Di Maio, vuoi passare alla storia come il David Cameron dell’Italia, che ha distrutto la costruzione dell’Europa?”

Nel team di Yes Europe Lab ci sono poi Gianfranco Gianfrate, professore alla Bocconi, esperto di crowdfounding e fondatore di iStarter, un incubatore di start-up londinese e Silvia Hennig, ex dipendente del Parlamento Europeo e del Ministero del lavoro tedesco. Gianfrate, Riavez e Miailhe sono stati intervistati da America 24, la redazione newyorkese del Sole 24 ore, poco prima dell’incontro con Di Maio. Hanno spiegato di aver invitato il leader grillino “perché siamo interessati agli esperimenti e la piattaforma del M5S (Rousseau, ndr), con tutti i limiti che ha, è un esperimento interessante per la democrazia ma soprattutto perché abbiamo molto a cuore l’Europa e siamo molto preoccupati del suo futuro”.


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