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Tutti i grattacapi per Fca di Marchionne con la procedura di infrazione Ue sul dieselgate

Sergio Marchionne

La Commissione europea avvierà una procedura di infrazione a carico di Fca per gli strascichi dello scandalo Dieselgate. Lo rivela il quotidiano Politico, anche se da Bruxelles non sono giunte, per ora, conferme ufficiali. Sotto accusa finisce la procedura di controllo delle emissioni inquinanti su alcuni modelli diesel, fra cui Fiat 500x, per le presunte irregolarità nei test denunciate a settembre 2016 dalle autorità tedesche.

2015: IN USA SCOPPIA IL DIESELGATE DI VOLKSWAGEN

La vicenda Dieselgate è scoppiata nel 2015 con lo scandalo Volkswagen. All’epoca si scoprì che la casa automobilistica di Wolfsburg aveva falsificato i risultati dei controlli delle emissioni delle auto vendute sul mercato statunitense tramite l’utilizzo di un software in grado di capire quando la vettura era sottoposta a test e, conseguentemente, di limitarne le emissioni. Volkswagen ha patteggiato con le autorità americane una multa da 4,3 miliardi di dollari, più altri 15 miliardi per chiudere la class action intentata contro l’azienda. Controlli e verifiche, sempre in Usa, si sono poi estesi ad altre case automobilistiche, come Fca.

COINVOLTA ANCHE FCA

Nel 2016 anche l’Ue ha cominciato ad occuparsi della questione. Questo dopo che l’agenzia americana Enviromental Protection Agency ha segnalato alle autorità europee che, per alcuni veicoli diesel, Fca non aveva fornito tutti i dettagli delle modalità di controllo delle emissioni.

A settembre 2016, dopo la chiusura della vicenda Volkswagen, anche le autorità tedesche hanno segnalato alla Commissione presunte irregolarità di Fca nelle emissioni diesel rispetto alla legislazione europea. La Kba, l’agenzia federale tedesca dell’automobile, ha puntato il dito su tre modelli del gruppo, cioè 500x, Renegade e Doblò. I sistemi di filtro delle emissioni, indicava l’agenzia, si disattivavano dopo 22 minuti, ovvero poco più del tempo medio dei test. “Questo fornisce la prova che vengono utilizzati dispositivi vietati”, ha scritto la Kba alla Commissione, chiedendo il ritiro delle auto dal mercato. L’amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne ha replicato rifiutando l’accostamento con Volkswagen e ribadendo la regolarità della condotta dell’azienda. “Nessuno ha cercato di barare” ha aggiunto, precisando che, se sbaglio c’era stato, era da imputarsi a “incompetenza tecnica”. L’Italia, che aveva certificato i modelli, si è opposta alla richiesta tedesca di ritiro delle auto dal mercato, bollata come “irricevibile” del Ministro delle infrastrutture Graziano Del Rio. Non sono mancate tensioni fra i due stati, basterà ricordare la polemica del Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda: “Se Berlino si occupa di Volkswagen non fa un soldo di danno”.

LA MEDIAZIONE UE

Così è iniziata una trattativa con la mediazione della Commissione. “Lavoreremo con le autorità degli Stati nazionali e con Fca per appurare i fatti e le potenziali implicazioni per i veicoli venduti nell’Ue”, ha detto Lucia Caudet, portavoce della Commissione europea. L’esito della trattativa fra Germania e Italia è stato una volontaria modifica dei motori da parte di Fca.

LA PROCEDURA DI INFRAZIONE E LA TELEFONATA DI DEL RIO

Il punto è che la Commissione, in quella sede, non è entrata nel merito della conformità alla legislazione europea delle procedure utilizzate da Fca e della certificazione italiana dei motori. Quel passaggio è avvenuto successivamente e, stando a quanto riporta oggi Politico citando un funzionario della Commissione, nella vicenda si registra oggi “ un passo avanti”, ovvero l’avvio di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles. A nulla sarebbe servita la “telefonata dell’ultimo minuto” che, sempre secondo Politico, Del Rio avrebbe fatto alla Commissaria Elzbieta Bienkowska. Per la Commissione avviare una procedura sarebbe “l’unico modo per capire se anche Fiat ha utilizzato il defeat device, il software per influenzare i test di emissione, come aveva fatto Volkswagen”.

La procedura sarebbe a carico dell’Italia e volta a verificare la conformità della certificazione dei veicoli con le normative europee. Potrebbe concludersi alla Corte europea di giustizia, e qualora si riscontrassero irregolarità, con una sanzione.


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