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Il futuro secondo Nomos & Khaos

Il luccichio della globalizzazione, dell’interconnnettività e della velocità di diffusione di servizi, capitali, idee e conflitti, che hanno cambiato il mondo negli ultimi 25 anni, sempre meno viene interpretato come un faro che illumina il progresso dell’uomo. Scetticismo e disillusione si fanno spazio, scavalcando le ideologie e sfociando nell’adesione a partiti e movimenti di rottura. Molti sono stati gli eventi che nel 2016 hanno evidenziato questa tendenza, ma in particolare i giorni che hanno cambiato il mondo, lo scorso anno. sono stati il 23 giugno, quando gli elettori britannici hanno deciso di lasciare l’Unione europea, e l’8 novembre, quando Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti.

Sono questi i temi al centro dell’edizione 2017 di Nomos & Khaos, il rapporto economico-strategico annuale curato dal think tank italiano, che analizza le conseguenze della globalizzazione, dell’autoritarismo, del populismo e del terrorismo, fenomeni complessi che stanno minando alla radice l’ideale della democrazia liberale su cui l’Occidente ha costruito il suo successo e cui hanno a lungo aspirato i ceti medi nei paesi in via di sviluppo. Il rapporto cerca di trarre ordine dal caos, forte della convinzione che la conoscenza sia la chiave del vantaggio competitivo per paesi, imprese e organizzazioni, in un mondo in cui crescono le ansie per la velocità del cambiamento e in cui l’instabilità sembra crescere esponenzialmente.

Il volume è stato presentato a Roma ieri nella Sala Zuccari del Senato, alla presenza di Piero Gnudi, presidente Nomisma, Andrea E. Goldstein, managing director Nomisma e curatore del rapporto, Pier Ferdinando Casini, presidente Commissione Affari Esteri del Senato, Giuseppe Cucchi, senior fellow di Nomisma e Romano Prodi.

Giuseppe Cucchi ha sottolineato che “oggi i leader sono prima di tutto dei guru, cioè sanno parlare al cuore e ai sentimenti delle masse”, ma per Pier Ferdinando Casini è necessario “evitare di inseguire i populisti sul loro terreno. Mi piacerebbe – ha proseguito – che nel rapporto di leadership di Francia e Germania si inserisse anche l’Italia, senza velleitarismi, ma senza nascondere la bandiera dell’Europa nelle conferenze stampa. È un approccio sbagliato, bisogna piuttosto tornare a ribadire i valori della democrazia e le basi fondanti del progetto europeo”. Sulla stessa linea Romano Prodi, che ha definito “coraggiosa la strategia di Emmanuel Macron, che ha giocato sul tema del rilancio dell’Europa”.

Casini ha poi sottolineato che “il multilateralismo vive oggi un’epoca di difficoltà, con l’autorità delle Nazioni Unite che viene minata, nonostante abbia tuttora un ruolo importante” e ha definito “un errore enorme” la dichiarazione del presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker sul fatto che, durante il suo mandato, non sia prevista l’adesione di nuovi paesi all’Ue. La prospettiva dell’adesione europea, infatti, è l’unico incentivo per la stabilizzazione dei Balcani secondo il presidente della Commissione, che ha definito quell’area ancora “una polveriera”.

“I Balcani sono un problema enorme: sia per i finanziamenti di provenienza ambigua dai paesi islamici, sia per i foreign fighters” che per i traffici di droga, in particolare se si pensa all’Albania.


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