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Goulard, Von der Leyen, Pinotti, Cospedale e Søreide. La difesa europea è donna

Con la nomina di Sylvie Goulard come la Ministre des Armées nel nuovo governo Macron, sei importanti Paesi europei – Francia, Germania, Norvegia, Spagna, Italia e Olanda – hanno esplicitamente affidato la propria difesa a una donna. Nessuna di queste ha esperienza militare.

Goulard, come Jeanine Hennis-Plasschaert (Paesi Bassi), è una ex parlamentare europea, Ursula von der Leyen (Germania) è laureata in medicina, Roberta Pinotti (Italia) in letteratura. Maria Dolores de Cospedal (Spagna) è una diplomatica di carriera. Ine Eriksen Søreide (Norvegia) ha fatto la produttrice televisiva. L’agenzia Bloomberg, commentando la tendenza verso la difesa al femminile in Europa, ha opinato: “Le donne a capo delle macchine militari europee sono ministri della pace, non della guerra”.

In uno studio del fenomeno – oltre 40 paesi del mondo hanno finora avuto donne a capo della difesa – Tiffany Barnes dell’University of Kentucky e Diana O’Brien dell’Indiana University, scrivono: “La femminilità è spesso associata alla pace e per i governi che cercano di dissociarsi da una storia di abusi del potere militare, la nomina di un ministro della difesa femmina può rappresentare la rottura rispetto al passato, un segnale di cambiamento e di rinnovo”. Si dà dunque per scontato che le donne siano per natura portatrici di una particolare sensibilità per la pace, ma è così? Oeindrila Dube dell’University of Chicago e S.P. Harish della canadese McGill University, in un recente studio intitolato “Queens”, hanno esaminato l’impatto delle regine sulle guerre europee dal 15° al 20° secolo, trovando che: “Le entità politiche guidate da regine avevano una maggiore probabilità di andare in guerra di quelle governate dai re”.

Inoltre, “la tendenza delle regine di fare la parte dell’aggressore variava a secondo dello stato matrimoniale […] Tra i sovrani con consorte, le regine si dimostravano più propense ad agire da aggressori rispetto ai re”. La convinzione dell’essenziale pacifismo delle donne è, in termini storici, abbastanza recente. Certo, in un’epoca quando la capacità di usare le armi dipendeva dalla forza fisica, le femmine che prendevano il campo con la spada in mano alla Giovanna D’Arco erano una rarità. La storia però è ricca di racconti di donne potenti e, a necessità, portate alla violenza quanto gli uomini, e a volte di più. L’originale Bloody Mary, “la Sanguinaria” Maria I Tudor d’Inghilterra, Caterina II “la Grande” di Russia, ma anche operatrici minori come Lucrezia Borgia vengono subito in mente. Per non restare prigionieri dell’occidentalismo è bene citare anche la notevolissima – e allarmante – Imperatrice cinese Wu Zetian (624-705). Fu l’unica vera imperatrice regnante, non solo una consorte, della storia plurimillenaria cinese.

Ferocissima, sarebbe partita alla conquista del trono strangolando la propria figlia per dare la colpa all’Imperatrice Madre, un’ostacolo alle sue ambizioni. Tra le altre sue atrocità, fece estinguere quindici diverse antiche casate, potenziali rivali, attraverso una campagna di esecuzioni e suicidi obbligati. Politica a parte, il suo lungo regno è ricordato come sereno e prosperoso. Wu lasciò la popolazione in pace e avviò una forte espansione dell’Impero, penetrando nell’Asia Centrale e conquistando metà della Corea. Il regno si distinse per il sostegno a Taoismo e Buddismo, l’educazione, la letteratura e le arti.



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