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Come si muoverà il gruppo Magaldi

All’inizio furono pelli di bufala, poi strisce di cuoio intrecciate fra di loro per aumentarne la resistenza, infine acciaio: nasce così nella provincia di Salerno, mescolando inventiva e prodotti del territorio, un business che oggi ha portato un’azienda, la Magaldi, ad essere leader nella progettazione di nastri trasportatori per materiali ad alte temperature, fino a 1.000 gradi. Un esempio di quel capitalismo familiare, fiore all’occhiello dell’imprenditoria italiana, che ancor oggi costituisce l’ossatura di tanta parte del mondo delle pmi nostrano.

I PRIMI PASSI

“L’avvio ufficiale del gruppo risale al 1929 quando nonno Paolo decise di trasformare in una piccola azienda, l’officina in cui il bisnonno Emilio produceva la ‘Supercinghia’ brevettata nel 1901”, ovvero il primo rudimentale nastro ben resistente alle elevate temperature, racconta Letizia Magaldi che oggi insieme col padre Mario e i due fratelli porta avanti il percorso avviato quasi cento anni fa e che già nel 1950 condusse la società alla licenza per andare a operare in India. “Quella dei Magaldi, però, è una famiglia di inventori che nell’Ottocento produceva attrezzi per l’agricoltura e piccole lampade ad acetilene” fa notare Letizia. Oggi l’azienda ha circa 200 dipendenti, di cui la metà ingegneri, e dal quartier generale di 2.000 metri quadri a Salerno e dai due siti produttivi di Buccino, in provincia di Salerno, si è espansa in 40 Paesi nel mondo. A fare la differenza, “l’impegno, la passione e la capacità di fondere competitività con innovazione” che portano il gruppo a investire circa l’8 per cento del fatturato – che nel 2016 ha sfiorato i 50 milioni di euro – in ricerca e sviluppo. Ben più di quanto venga fatto in media. Non a caso “siamo stati definiti dai ricercatori quasi come un centro di ricerca più che un’azienda”.

SETTORE RIFIUTI

“Negli ultimi tempi – racconta ancora Letizia Magaldi – la tecnologia dei nastri trasportatori si sta applicando al settore dei rifiuti grazie alla collaborazione con l’università ‘Federico II’ di Napoli”. È nato così un sistema, il primo al mondo, che recupera dalle ceneri secche i metalli ferrosi e non ferrosi: le ceneri risultanti dal lavoro dei termovalorizzatori vengono trasportate e raffreddate con aria e non con acqua in modo da poter separare i metalli dalle sostanze inerti. Ecco dunque che si possono recuperare ed evitare che finiscano in discarica rame, alluminio, zinco, piombo, palladio, ma anche oro e argento che prima andavano in discarica, vengono recuperati e ceduti alle fonderie. “In questo modo gli inceneritori diventano una miniera urbana e i materiali si possono riutilizzare in linea con l’economia circolare”.

UN SALTO NELLE RINNOVABILI

L’ultima frontiera dell’innovazione tutta made in Italy – ci tengono a sottolineare da Salerno – del gruppo Magaldi punta però alle energie rinnovabili e in particolare, visto che si tratta di fonti non continue, dell’accumulo di energia così da creare una batteria solare ecocompatibile. L’ultimo nato in casa Magaldi, dalla collaborazione con Cnr e ancora una volta con l’ateneo partenopeo, “sfruttando la competenza delle alte temperature, è STEM (Solar Thermo Electric Magaldi), un sistema che utilizza energia solare e la sabbia come mezzo di accumulo per la produzione di energia elettrica: un parco di eliostati raccoglie i raggi solari e li convoglia in un contenitore cilindrico di acciaio dove è alloggiata la sabbia che, resa fluida dalle alte temperature (oltre 600°), genera e accumula energia termica sotto forma di vapore. Come una batteria, l’energia può essere conservata (anche di notte) con un’autonomia di circa 6 ore. Un modulo Stem, che è prodotto tutto con materiali riciclabili ed ecocompatibili, è in grado di produrre 500 KWH, all’incirca il fabbisogno di 200 famiglie, occupa 2 ettari e pesa 270 tonnellate. Al momento un impianto del genere è installato all’interno del polo energetico di A2A di San Filippo del Mela in provincia di Messina in Sicilia. E lì sono andati, incuriositi da questa novità, una delegazione dell’Asian Development Bank, a fine marzo, e proprio in questi giorni anche alcuni scienziati del centro di ricerca del Department of Energy degli Stati Uniti. L’obiettivo, spiegano, è portare questa innovativa tecnologia anche all’estero, in particolare in quei Paesi della fascia centrale del globo terrestre con un clima che ben si presterebbe a produrre energia pulita in questo modo. Peraltro il sistema STEM si può utilizzare anche nell’industria che necessita di energia termica come nel caso di sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento, dissalazione di acqua o nel campo dell’agricoltura.

“A premiarci nella crescita del gruppo e nell’attenzione per i nostri prodotti è l’affidabilità e la continua specializzazione che ci porta a innovare ma nello stesso tempo a rimanere credibili per i nostri clienti e per i nostri partner” chiarisce Letizia Magaldi che rivendica con orgoglio di far parte di un’azienda famigliare, “una caratteristica un po’ tutta italiana”, nonostante l’apporto importante di innesti esterni anche a livello manageriale. Se lo sguardo è certo oltre le Alpi e il Mediterraneo, il cuore e la testa sono ben saldi in quel Mezzogiorno italiano tanto problematico e tanto creativo. Perché all’inizio furono pelli di bufala.



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