Una tre giorni per la vita. I cattolici si rimettono “in marcia” per promuovere il valore della vita. “È importante sensibilizzare le persone perché i media sono fautori della morte e aiutano i Radicali ‘pompando’ casi come quello di Dj Fabo”, dice a Formiche.net Antonello Brandi, presidente di ProVita Onlus presentando gli eventi in occasione della “Marcia per la vita” che si terrà sabato pomeriggio a Roma.
“Ieri si sarebbe dovuto tenere un incontro con l’attivista antiabortista Gianna Jessen a Roma Tre per il quale, già una settimana fa, avevamo ottenuto l’autorizzazione ma, all’ultimo, dopo le proteste di qualche professore abortista, il preside ha revocato tale autorizzazione. Per questo motivo – spiega Brandi – si terrà oggi alla cappellania “Roma 3”, alla basilica San Paolo”.
Venerdì, invece, alla casa Bonus Pastor, in via Aurelia, ci sarà una conferenza internazionale sulla libertà educativa e sulla scuola parentale in cui nuovamente sarà presente anche Gianna Jessen.
“La scuola parentale è un sistema educativo diffusa in America e Russia. Si tratta – spiega Brandi – di genitori che educano i figli, a casa, e poi si riuniscono in gruppi per fare anche attività educative ludiche tutti insieme. Gli esami, invece, si fanno in una scuola statale o privata”. Per il presidente di ProVita Onlus questo modello educativo in Italia ha una valenza particolare “dovuta al fatto che le dottrine gender sono già entrate nei nostri istituti scolastici”. “E – aggiunge – sarà sempre peggio se passerà il testo unico sull’istruzione obbligatoria del gender nelle scuole”.
Sabato, all’Angelicum, l’università di San Tommaso, si terrà un altro convegno con Gianna Jessen in cui si parlerà di vita ed eutanasia e della proposta di legge sul testamento biologico.
“Questa legge che intendono far passare punta a far prevedere alle persone la data della loro morte, mentre la politica dovrebbe occuparsi degli 800mila disabili e vecchi che vivono in ospedale”, spiega Brandi che ricorda come solo il 30% di malati di tumore hanno accesso alle cure palliative.
“Per me non è una questione religiosa ma di buon senso. Tutti noi siamo fisicamente capaci di suicidarci ma non per questo – sottolinea Brandi – si deve fare una legge che ha carattere universale anche perché il nostro ordinamento prevede già, all’articolo 32 della Costituzione, che un malato possa rifiutare le cure non volute come nel caso di Dino Bettamin”. Il presidente di ProVita ricorda, inoltre, che esiste già il divieto sull’accanimento terapeutico e pertanto questa legge sul testamento biologico è inutile. “Una legge paradossale che – conclude – si basa sull’ipotesi di come ci comporteremo in una situazione che possiamo soltanto immaginare e lasciare il nostro destino a un pezzo di carta è una follia”.