Con Marco Tronchetti Provera, azionista storico con Pirelli del Corriere, le relazioni non sono state facili, nonostante il nostro rapporto di lunga amicizia, che permane. Si è dispiaciuto più volte, usiamo questo eufemismo, per opinioni e articoli, in particolare per le analisi di Alessandro Penati. Ma non ha mai nemmeno tentato di far valere la propria posizione di proprietario.
(IL CIUFFO DI DE BORTOLI SI ABBATTE SU BOSCHI. LE FOTO DI PIZZI)
Vi è stato tra me e lui un duro scambio di lettere, in parte riportate nella storia del gruppo scritta da Carlo Bellavite Pellegrini (Pirelli. Innovazione e passione (1872-2015), Il Mulino, 2015). Incontri e telefonate. Confronti franchi. Mi capitò due volte di chiamarlo la sera per annunciargli che il giorno dopo avremmo scritto, noi soli, che risultava indagato dalla procura di Milano in margine alle inchieste Telecom.
(DE BORTOLI E I POTERI FORTI. GALLERY-STORY/1)
Quando fu prosciolto, ritenni doveroso metterlo in prima pagina, a mo’ di risarcimento. L’articolo scatenò tuttavia una lettera di Luca Garavoglia all’interno del consiglio d’amministrazione, indignato per il trattamento privilegiato che avrebbe avuto Tronchetti. Il proprietario di Campari era nel consiglio RCS in quota FIAT. E con Tronchetti aveva e ha rapporti che definire pessimi è un altro eufemismo. Insomma, era una faccenda tra loro. Risposi a Garavoglia con una mail estesa all’intero consiglio, esagerando nei toni.