Le ventiquattro ore di Papa Francesco a Fatima hanno scandito il tempo del suo viaggio internazionale più breve, uno dei più complessi. Pace e guerra, misericordia e inferno, penitenza e conversione. E, non a caso, nel giorno del centenario delle apparizioni della Madonna ai tre pastorelli – due dei quali ha canonizzato – ha scelto di chiarire il suo pensiero sul fenomeno Medjugorje. Nel contesto della “più profetica delle apparizioni mariane moderne” – per usare le parole di Benedetto XVI riferite a Fatima – Francesco ha scolpito il profilo del veggente autentico. Quanto alle attuali, presunte apparizioni nella cittadina bosniaca, ha precisato che “non hanno tanto valore”.
UN VIAGGIO MARIANO
Il Papa ha parlato pubblicamente appena quattro volte. Una preghiera, un saluto ai fedeli, un’omelia, un saluto ai malati. Tolti gli incontri di cortesia con presidente e premier, non è stato un viaggio in Portogallo ma, come ha precisato lui stesso, “un viaggio di preghiera, di incontro con il Signore e con la Santa Madre di Dio”. A cui Bergoglio ha lasciato tutto lo spazio. Prima coi gesti che con le parole. Come tutti i pellegrini ne ha salutato l’immagine che passava sulla spianata del santuario sventolando un fazzoletto bianco. Si è commosso come mai in quattro anni di pontificato. Ha chiesto, anzi, mostrato, silenzio.
IL RISCHIO DELL’INFERNO
Francesco non era mai stato a Fatima. Ma la sua devozione a Nostra Signora è stata da subito evidente. L’ha richiamata nel suo primo Angelus da Papa, il 17 marzo 2013. Pochi giorni dopo la sua elezione ha chiesto all’allora arcivescovo di Lisbona di consacrare per lui il pontificato alla Vergine. Nell’ottobre dello stesso anno ha voluto in San Pietro la statua originale della Regina della pace e del Rosario. Nella città portoghese segnata dal sole e spazzata dal vento che porta i profumi dell’oceano, Francesco ci è volato per il centenario delle apparizioni e ha riaffidato il mondo alla Madonna. E ha parlato esplicitamente di inferno. Quello a cui “conduce una vita, spesso proposta e imposta, senza Dio”. Certo, “vedremo la Vergine Madre per tutta l’eternità”. Ma ha avvertito del pericolo: “Beninteso, se andremo in Cielo”.
IL PROFILO DELL’AUTENTICO VEGGENTE
Il crinale tra veggente e visionario ha una profilo fragile anche nella storia della Chiesa. Francesco ha indicato il modello del veggente autentico nel saluto prima dell’Angelus domenica, appena rientrato a Roma: “A Fatima la Vergine ha scelto il cuore innocente e la semplicità dei piccoli Francesco, Giacinta e Lucia, quali depositari del suo messaggio. Questi fanciulli lo hanno accolto degnamente, così da essere riconosciuti come testimoni affidabili delle apparizioni, e diventando modelli di vita cristiana”. Ciò che rende credibile la testimonianza è “l’esempio di adesione a Cristo e di testimonianza evangelica”. La santità di Francesco e Giacinta “non è conseguenza delle apparizioni, ma della fedeltà e dell’ardore con cui essi hanno corrisposto al privilegio ricevuto di poter vedere la Vergine Maria”. La loro testimonianza è credibile perché “dopo l’incontro con la ‘bella Signora’, essi recitavano frequentemente il Rosario, facevano penitenza e offrivano sacrifici per ottenere la fine della guerra e per le anime più bisognose della divina misericordia”. Parole che lette nel contesto di quanto pronunciato poche ore prima, aggiunge un ulteriore tassello al pensiero di Francesco circa il fenomeno Medjugorje.
LE RISERVE SU MEDJUGORJE
Rientrando a Roma, rispondendo alla domanda di Mimmo Muolo di Avvenire, il Papa ha confermato le indiscrezioni trapelate sul lavoro della commissione Ruini che dal 2010 al 2014 ha esaminato le presunte apparizioni bosniache, e i cui risultati sono stati consegnati prima di tutto alla Congregazione per la fede. Ha riassunto Francesco: si prosegua nello studio delle prime apparizioni, quelle del 1981, “quando i veggenti erano ragazzi”, mentre – ha aggiunto – “sulle presunte apparizioni attuali, la relazione presenta i suoi dubbi”. Quindi l’affondo: “Io personalmente sono più cattivo, preferisco la Madonna Madre che non la Madonna capo di ufficio telegrafico che ogni giorno invia un messaggio”. Ma il suo giudizio non è appena di scetticismo. Ben più forte suona la frase che segue: “Queste presunte apparizioni non hanno tanto valore: questo lo dico come opinione personale”. Non hanno valore. Cioè: le attuali non servono. Al contrario di quelle di Fatima. Ha detto sul sagrato del Santuario portoghese che Fatima è “un manto di Luce (della Madonna, ndr) che ci copre, qui come in qualsiasi altro luogo della Terra, quando ci rifugiamo sotto la protezione della Vergine Madre per chiederLe, come insegna la Salve Regina, mostraci Gesù”.
TERRA DI CONVERSIONE E I NODI DA SCIOGLIERE
D’altro canto, Papa Francesco riconosce che a Medjugorje c’è “gente che si converte, che incontra Dio, che cambia vita. E questo non grazie a una bacchetta magica. Questo fatto non si può negare”. Per questo, in marzo, Bergoglio ha inviato a Medjugorje monsignor Henryk Hoser. Non per un supplemento di indagine sulle presunte apparizioni, ma a cercare di capire come valorizzare il patrimonio religioso fatto di due milioni e mezzo di pellegrini che ogni anno visitano la cittadina dell’Erzegovina. E anche per uscire dall’impasse. Bocciare in toto il fenomeno oggi potrebbe avere conseguenze devastanti. Nel 2015, Vittorio Messori, giornalista e scrittore che di vicende mariane si occupa da una vita, osservava: se il Papa sconfesserà le apparizioni della Madonna rischia lo scisma. Un’approvazione definitiva di tutto il fenomeno, viceversa, sarebbe una aperta sconfessione dei vescovi che si sono succeduti sulla cattedra di Mostar. Normalmente è all’ordinario del luogo, quindi al vescovo, che compete il primo giudizio sulle apparizioni. E i vescovi di Mostar sempre ne hanno negato l’autenticità. Anche alla vigilia della missione dell’inviato speciale del Papa, monsignor Ratko Peric è tornato a bocciare persino la prima settimana delle apparizioni. Quella su cui la commissione vaticana concede una qualche apertura, ma la cui credibilità va approfondita. I sei veggenti dicono che la Madonna continuerebbe a mostrarsi loro e a lasciare messaggi. Ha consegnato segreti che verranno svelati solo prima della loro realizzazione.
L’AUTENTICA DEVOZIONE SECONDO FRANCESCO
Il Papa, da Fatima e da Roma – ma ancora immerso nel respiro di Fatima –, ha dato la sua prima risposta. Venerdì, benedicendo le candele nella spianata del santuario portoghese, aveva tracciato il profilo dell’autentica devozione mariana: con quale Maria siamo pellegrini? Domandava: “La Benedetta per avere creduto sempre e in ogni circostanza alle parole divine o invece una ‘Santina’ alla quale si ricorre per ricevere dei favori a basso costo? La Vergine Maria del Vangelo, venerata dalla Chiesa orante, o invece una Maria abbozzata da sensibilità soggettive?”.
VESCOVO VESTITO DI BIANCO COME PELLEGRINO DI PACE
Nel messaggio di Fatima, coi suoi misteri, c’è l’aldiqua e l’aldilà. La visione dell’inferno e il richiamo alla penitenza e alla conversione; la profezia sui totalitarismi e le due guerre mondiali, sulla persecuzione alla Chiesa. L’attentato a Giovanni Paolo II nel 1981, il giorno della festa dell’Apparsa alla Cova da Iria, che da allora nella sua corona porta incastonato il proiettile che non lo uccise. Bergoglio si è definito “vescovo vestito di bianco”, usando le stesse parole del terzo segreto, che svela di un Papa che cadde come morto. Non parole di suo pugno, ha precisato Francesco ai giornalisti dopo che in tanti pensavano il Papa stesse identificandosi con quella profezia. Ma sono parole che ha fatto sue. Questa la sua interpretazione della preghiera a Fatima: “C’è un collegamento tra il vescovo di bianco, la Madonna vestita di bianco, il bianco dei bambini innocenti per il battesimo. Credo che letterariamente (chi ha composto la preghiera, ndr) abbia cercato di esprimere col bianco quella voglia di pace, di innocenza, di non fare guerra all’altro”. Quindi Francesco si è definito “pellegrino di pace” davanti alla Madonna Regina del Rosario e della pace. Ha chiesto “la concordia tra tutti i popoli”. L’Apparsa a Fatima annunciò la fine della prima guerra mondiale. Pochi giorni prima quel 13 maggio 1917 Benedetto XV, il Papa “dell’inutile strage”, aveva decretato di inserire nelle litanie l’invocazione a “Maria Regina della pace”. Nel contesto delle presunte apparizioni di Medjugorje, la Madonna si presenta quale Regina della pace.