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Chi c’era e cosa si è detto al congresso del Pli di Morandi e De Luca

“Verso un cambiamento epocale” e senza alcuna nostalgia. Così i 326 delegati del Partito Liberale Italiano riuniti in congresso, il 30°, a Roma ricevendo messaggi di saluto dalla presidente della Camera Boldrini, dai forzisti Brunetta e Romani, da Giorgetti della Lega e da Stefano Parisi. Obiettivo fare un bilancio consuntivo del ventennale della ricostituzione del partito, avvenuta nel 1997, malgrado il Pli sia sempre stato un pilastro della Repubblica democratica presente in 50 anni di governi.

“La spinta ad andare avanti è arrivata dal segnale politico delle amministrative a Roma nel 2016 dove abbiamo preso 13000 voti, l’1% – ha sottolineato il segretario nazionale Giancarlo Morandi – abbiamo preso più dei Verdi, di Storace, dei socialisti…. La gente ci ha riconosciuto, siamo gli unici a stare insieme perché legati da autentici valori, siamo ancora un partito con la sua bandiera, siamo per la libertà e contro lo strapotere. Gli altri sono figli di aggregazioni di potere senza ideali”. Condivide la senatrice Cinzia Bonfrisco, già nei Conservatori e Riformisti di Fitto e che che rappresenta il PLI in Senato: “Tutto questo non può prescindere dalla legge elettorale” e ribadendo che i “partiti sono la dimensione storica della democrazia a cui non rinunciare” punta sui giovani ai quali passare il testimone del messaggio liberale.

Il presidente Stefano De Luca, che fu sottosegretario della prima Repubblica, ribadisce che “il PLI intende schierarsi nel campo del centrodestra per dare vita ad una federazione programmatica che riunisca liberali, democratici, riformatori, moderati, popolari, la destra nazionale e i social liberali. Una coalizione capace di rimettere in moto il Paese e i liberali possono farlo perché sono contro il populismo e i partiti personali, perché ormai anche il Pd non interpreta più i sentimenti della sinistra riformista italiana ma è ormai il partito del suo leader”.

Applauditi gli interventi della coordinatrice radicale Rita Bernardini che ha ricordato la vicinanza con il Pli nei temi della non violenza, della giustizia e della transnazionalità, ma soprattutto di Giorgia Meloni, già alleata nelle elezioni romane. La leader di Fdi ha difeso il concetto di partito come “strumento di accesso alla vita politica, strumento di mediazione” e, andando oltre la collaborazione delle amministrative e della battaglia per il referendum, “sintetizzare e condividere idee da presentare alle prossime elezioni per una proposta fondata su diritti e bisogni degli italiani, superando le etichette e pensando ai contenuti”.

Gaetano Quagliariello di Idea ha condannato “l’antiparlamentarismo di movimenti che non rispettano le istituzioni liberal-democratiche e che stigmatizzano le scelte a destra del popolo italiano con ‘populismo’, quelle a sinistra con ‘maturità democratica’. Credo che il nostro Paese – ha sottolineato il fondatore di Magna Carta – stia attraversando il momento peggiore della nostra storia”. E ha teso la mano ai liberali: “Auspico che si possa iniziare dal Senato a mettere insieme forze che vogliono lavorare ad un’alternativa, con chi ha rispetto per i partiti che hanno fatto la storia e che possono essere la fucina di una classe dirigente alternativa a quella attuale. Credo che dobbiamo farlo per il Paese dove c’è carenza di ipotesi di governo.  Dobbiamo fare proposta di governo che oggi più di ieri ha bisogno di principi, storia e battaglie che furono quelle hanno caratterizzato il liberalismo”.

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