Continua, inesorabile, l’attesa del semaforo verde dell’Europa al piano di salvataggio della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. E se si considera che lo stesso sta accadendo in Monte dei Paschi di Siena, banca che ha richiesto prima delle due venete la ricapitalizzazione precauzionale con intervento pubblico, diventa chiaro che l’attesa è destinata a proseguire, mentre i due istituti di credito restano però nell’incertezza.
LE SPERANZE DI MION
In questo clima di attesa, come già fatto nei giorni scorsi, ancora una volta, è toccato scendere in campo al presidente di Popolare di Vicenza, Gianni Mion, ex numero uno del gruppo Benetton, per cercare di tranquillizzare gli animi. E così Mion ha di nuovo annunciato che la risposta dell’Europa alla richiesta di ricapitalizzazione precauzionale con intervento pubblico delle due venete (che puntano anche a fondersi tra loro) potrebbe arrivare entro la fine di maggio. “La discussione sul piano industriale continua, ci sono approfondite verifiche in corso e finché si parla vuol dire che c’è speranza. La pronuncia potrebbe arrivare entro la fine di maggio”. Il pallino è dunque nelle mani della Commissione europea che, dopo che la Bce ha individuato un fabbisogno per i due istituti di credito pari a 6,4 miliardi, deve decidere che l’intervento pubblico non farà suonare l’allarme dell’aiuto di Stato.
L’AIUTINO DEL GOVERNO
In attesa dell’ok dell’Europa, il governo di Paolo Gentiloni tende la mano alle banche italiane in difficoltà, tra cui appunto spicca il caso delle due venete e quello del Monte dei Paschi di Siena. A spiegare come è un articolo pubblicato il 7 maggio da La Stampa, dove si spiega che la modifica dei parametri dell’Ace (sigla che sta per Aiuto alla crescita economica) alla manovrina correttiva da 3,4 miliardi (che deve ancora essere convertita in legge e quindi può ancora essere modificata) rischia di tradursi in un “regalo alle banche in crisi”. “Per quelle banche che hanno avuto consistenti aumenti di capitale e forti perdite negli ultimi esercizi – spiega La Stampa – l’effetto (del provvedimento in questione) si traduce in un beneficio immediato, che tenderà a neutralizzarsi negli esercizi successivi. Alcuni istituti hanno infatti accumulato fuori bilancio ingenti crediti fiscali (Dta), effetto delle pesanti perdite subite negli anni”.
I NUMERI
Un esempio che aiuta a capire meglio i termini della questione: il Monte dei Paschi di Siena ha 1,15 miliardi di Dta fuori bilancio e nel piano di novembre prevedeva di smaltirle al ritmo di 100/150 milioni all’anno. Scrive La Stampa: “Con il nuovo Ace – sempre che non venga modificato in sede di conversione del decreto -, l’effetto positivo sul patrimonio netto è di 891 milioni di euro”, cifra che tra l’altro veniva segnalata nell’ultima trimestrale senese, da poco annunciata. Quanto alle venete, aggiunge La Stampa, “in attesa di conoscere i numeri puntuali, è facile prevedere benefici analoghi anche per la Popolare di Vicenza, che ha 531 milioni di Dta fuori bilancio a fine 2016. E per Veneto Banca, che pure ha Dta fuori bilancio per appena 181 milioni di euro. Per tutte e tre, un bell’aiutino al ripristino dei parametri patrimoniali”. Che non sono esattamente in forma smagliante.