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Popolare di Vicenza, ecco come Gianni Zonin tenta lo scaricabarile

Di Andrea Greco e Franco Vanni
Gianni Zonin

Lo stesso giorno in cui l’assemblea dei soci decideva di chiedergli i danni, Gianni Zonin ha rotto il lungo silenzio iniziato con l’apertura dell’inchiesta penale vicentina che lo riguarda. Con una nota pubblica, l’ex presidente ha definito l’azione di responsabilità votata dalla banca “naturale soluzione per l’accertamento delle responsabilità gestionali che hanno inciso sulla utile gestione di Bpvi”. Allegata alla nota, Zonin ha trasmesso ai giornali una dichiarazione, che suona come una sorta di testamento come presidente della Popolare di Vicenza: “Ritengo in tutta coscienza di avere operato in tutti questi anni con dedizione, correttezza e onestà nell’interesse della banca e della comunità di cui questa banca è stata per anni motore economico e sociale, con la distribuzione ai soci per 17 anni consecutivi sotto la mia presidenza di consistenti utili conseguenti alla gestione profittevole”, scrive Zonin. “Per questo motivo, come già esplicitato anche nell’atto sopracitato e in altre sedi, sono a piena disposizione degli inquirenti per chiarire la mia posizione in riferimento a tutte le contestazioni dinanzi alle autorità regolatrici. Ho piena fiducia nel lavoro della magistratura e spero nell’interesse dei risparmiatori, degli indagati e delle comunità coinvolte che si faccia definitiva chiarezza su quanto accaduto a Banca popolare di Vicenza da parte di chi può meglio ricostruire quanto è avvenuto nei mesi successivi alle mie dimissioni”.

Piena fiducia nella magistratura. Sì, ma quale? Una settimana prima – il 6 dicembre – proprio in vista dell’annunciata azione di responsabilità promossa dalla banca, i legali dell’ex presidente avevano depositato un atto di citazione presso la sezione del Tribunale civile di Venezia specializzata in materia d’impresa. Una settantina di pagine in cui Zonin chiedeva in sostanza di unificare in un solo processo civile tutti i procedimenti – noti ed eventuali – sulla ventennale gestione di Bpvi. L’atto è promosso nei confronti della Popolare di Vicenza, dell’ex direttore generale Samuele Sorato e di Emanuele Giustini, responsabile dei mercati al tempo della ricapitalizzazione del biennio 2013-2014.

È proprio alla coppia Sorato-Giustini che Zonin addebita tutte le responsabilità per le operazioni irregolari al centro anche dell’inchiesta penale della procura vicentina. Sostiene di non avere avuto alcuna possibilità di controllo, “non prevedendo la figura del presidente alcuna attività gestoria”, e fa esplicito riferimento a “una gestione scorretta da parte della direzione della banca, posta in essere con modalità tali da non potere essere accertata dal cda”.

Nello specifico, il re del prosecco riferisce di avere già pienamente riferito sulle anomalie nella vendita di titoli e nella concessione di credito alla Consob in una relazione del maggio 2014, quando pretese le dimissioni di Sorato da amministratore delegato di Bpvi. Zonin, nell’atto di citazione, menziona e fa proprie le conclusioni dell’audit interno della banca dell’estate 2016 secondo cui “le pratiche di finanziamenti baciati sembrerebbero essersi svolte in un contesto di vera e propria clandestinità che poteva fare perno sulle pressioni e minacce provenienti dalla direzione generale, dalla divisione mercati e da taluni responsabili di direzione regionale”. E già si comprende quale possa essere la sua linea di difesa in un eventuale processo penale a suo carico: “Zonin” scrivono i suoi avvocati “non è stato nemmeno messo nelle condizioni di conoscere che all’interno dell’istituto vigilato due dei più alti dirigenti stavano compiendo attività non corrette all’interno della banca”.

A illustrare la posizione di Giustini è l’avvocato Davide Proverbio, esperto di diritto societario e suo difensore in sede civile e dinanzi alla Consob e a Banca d’Italia: “In virtù del ruolo ricoperto nella struttura commerciale di Banca popolare di Vicenza” si legge in una nota del legale “il dottor Giustini era incaricato della realizzazione di politiche aziendali formulate in sede consiliare e dettagliate dall’amministratore delegato della Banca; invece, incaricati di vagliare la regolarità delle politiche dettate dal Consiglio erano gli organismi di compliance e antiriciclaggio e internal audit. Questi ultimi erano anche incaricati di verificare che le iniziative commerciali intraprese dalla struttura commerciale guidata dal dottor Giustini rispondessero alle normative vigenti: negli otto anni di permanenza all’interno della Banca, il dottor Giustini mai è stato destinatario di richiami o provvedimenti da parte di tali organismi. Ciò è stato riconosciuto anche in sede giudiziale, all’esito del procedimento lavoristico intentato dalla banca successivamente all’uscita del dottor Giustini nell’estate del 2015; infatti, con decisione del 2 novembre 2015, il Tribunale di Vicenza ha ritenuto infondati gli addebiti di negligenza svolti dalla banca avverso il mio assistito”.

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