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Chi c’era e cosa si è detto alla presentazione del libro di Maria Antonietta Spadorcia

“Leggendo questo libro ho avuto voglia di cambiare sesso e di diventare madre. Ho avuto tutte le tue nausee, le doglie e anche un travaglio molto tormentato. Hai raccontato la tua esperienza con estrema precisione, vivendo e soprattutto trasmettendo ogni dettaglio. È questo il primo dovere di uno scrittore”. Così il giornalista e scrittore Roberto Gervaso, nella foto, ha aperto il suo intervento alla presentazione di “Di corsa e di carriera” (Male Edizioni), il primo libro di Maria Antonietta Spadorcia, giornalista e conduttrice del Tg2, ieri, nella Sala Perin del Vaga dell’Istituto Sturzo a Roma.

Insieme all’autrice sono intervenuti Cosimo Maria Ferri, sottosegretario alla Giustizia, Simonetta Matone, sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma, Roberto Gervaso, giornalista e scrittore, Federico Tedeschini, avvocato, Giovanna Astorino, magistrato, Massimiliano Buzzanca, attore, che ha letto alcuni brani, e Luigi Segalerba, editor del volume.

Attraverso quattro racconti in forma di diario si narrano le vicende autobiografiche di una giornalista apprezzata sul lavoro che diventa madre dopo i trent’anni e che impara a fare i conti con una vita nuova, fatta di figli, di mamme, di asili e scuole, che devono integrarsi con ciò che prime riempiva le sue giornate, impegni professionali e cene con gli amici. Il tutto severamente scandito, agenda alla mano.​ “Lo stile è svelto, scorrevole, non si fatica a leggerlo, privo com’è di inutili complicazioni formali” dice Vittorio Sgarbi nella prefazione, “un libro che sarà utile anche agli uomini che, forse, leggendolo, capiranno meglio le proprie madri, le proprie mogli, le proprie figlie”.

Tra il pubblico tanti amici e colleghi dell’autrice, rappresentanti della politica, dell’economia, del giornalismo e dello spettacolo, Antonio Razzi (Fi), Lorenzo Cesa (UdC), Ignazio La Russa, Italo Bocchino, Gianni Sammarco (AP), Antonio De Poli (UdC), Giuseppe Esposito (Copasir), il capo dell’unità di crisi della Farnesina Stefano Varrecchia, Angelo Valsecchi del Consiglio Nazionale Ingegneri, Marco Matteoni della Società di investimenti Marco Matteoni Group srl, lo scultore Carlo Spallino Centonze, gli sceneggiatori de “Il Commissario Montalbano” Salvatore De Mola e l’editor Maria Luisa Putti, l’avvocato Claudio Galoppi, l’esperto di pubblica amministrazione Nicola Mercurio, i giornalisti Sonia D’Ottavio, Roberto Chinzari, Giuseppe Carbone, Gianfranco D’Anna, Ida Guerritore, Emilio Albertario e Antonio Preziosi.

È stata un’occasione per parlare di maternità, di identità e della difficile missione delle donne di conciliare lavoro e famiglia: “Le mamme che lavorano si sentono sempre “a metà”, perchè quando sono a lavoro pensano ai figli e viceversa”, ha detto l’autrice, “ma le donne non devono sentirsi in colpa se non si annullano e se continuano a dedicarsi anche al proprio lavoro”, ha aggiunto Giovanna Astorino, magistrato e presidente di Genitin onlus, che sostiene i genitori di bambini nati prematuramente: “Le donne posticipano i figli rispetto alla carriera, ma questi sono un dono e non possiamo pianificare quando entreranno nella nostra vita”.

Simonetta Matone ha osservato come la nascita di un figlio sia solo l’inizio di tutta una vita fatta di tentativi continui di conciliare famiglia e lavoro: “Quando sono diventata madre, sono tornata a lavoro quasi subito dopo il parto e oggi, per stare con i miei nipoti, adatto le udienze al planning della settimana pianificato da mia figlia”. Cosimo Maria Ferri ha sottolineato come il volume della giornalista unisca “episodi divertenti a riflessioni serie. Si parla tanto dei diritti delle donne nel lavoro – ha proseguito – ma poi il loro fortissimo senso del dovere spesso le porta a tornare al lavoro subito dopo la nascita di un figlio, prima del tempo”. “Non è solo un insieme di racconti – osserva Federico Tedeschini, avvocato – è una bellissima esperienza letteraria, da cui, spero, l’autrice potrà trarre un vero e proprio romanzo”.

 

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