E’ falsa l’idea che a far pressioni sulle dimissioni di Ratzinger nel 2013 sia stato nientemeno che l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama: “È totalmente inventato, sono affermazioni false e senza fondamento. Benedetto non si è mai fatto condizionare da nessuno, tantomeno in una questione come la rinuncia al pontificato”. Ad affermarlo è monsignor George Ganswein, l’attuale prefetto tedesco della Casa Pontificia, segretario del Papa emerito Benedetto XVI già da prima che salisse al Soglio di Pietro, in un’intervista rilasciata al settimanale dei Paolini Famiglia Cristiana. “La sua bussola è sempre stata guardare al Signore e vedere se ciò che si fa e si dice corrisponde a ciò che Dio vuole”, ha dichiarato il prefetto.
LE TEORIE SULLE PRESSIONI DI OBAMA ALLA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI
Il riferimento è alle teorie, dalle tendenze cospirazioniste, pronunciate nei mesi scorsi da parte di diverse fonti, come la rivista cattolica tradizionalista The Renmant che lo scorso 20 gennaio – giorno di insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca – ha perfino inviato una lettera all’attuale presidente americano per chiedergli di indagare sulla presunta vicenda, fino a quelle più nostrane dell’ex arcivescovo di Ferrara Luigi Negri, che hanno in seguito ricevuto la smentita da parte di chi in quel periodo era il direttore della Sala Stampa Vaticana, impegnato nel suo incarico a sconfessare notizie e attacchi di tutte le risme, ovvero il gesuita Padre Federico Lombardi.
LE INFLUENZE DA PARTE “DI CIÒ CHE SUCCEDEVA NEGLI ULTIMI ANNI DI GIOVANNI PAOLO II”
Monsignor Ganswein, nell’intervista, ha inoltre aggiunto che, rispondendo alla giornalista Annachiara Valle riguardo al peso di “ciò che succedeva in Curia durante gli ultimi anni di Giovanni Paolo II”, non escluderebbe che le “esperienze di questi anni hanno avuto un influsso nell’insieme della sua decisione”: “di questo non ho mai parlato con lui – ha aggiunto – ma è una mia intuizione personale”.
I DOLORI DI RATZINGER: PEDOFILIA, IL TRADIMENTO DI VATILEAKS E IL NEGAZIONISTA WILLIAMSON
Tuttavia i dolori che hanno maggiormente segnato Ratzinger negli anni del suo pontificato sono stati, in successione: “Il problema della pedofilia”, che “conosceva già da cardinale prefetto”, “esploso proprio mentre si celebrava l’Anno sacerdotale” e per il quale “ha fatto tutto quello che poteva e sulla stessa scia continua Papa Francesco”; la vicenda di Vatileaks, “non nel modo che si può pensare” ma “più che altro una delusione per una persona così vicina e che ha avuto una doppia faccia”; e infine le polemiche legate all’ex vescovo negazionista della Fraternità san Pio X Richard Williamson, che determinarono abbondanti sollecitazioni da parte di esponenti e autorità, tra cui anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che invitavano Benedetto XVI a prendere una posizione netta, e che in seguito alla remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani “scrisse una lettera a tutti i vescovi del mondo spiegando il suo operato e le sue intenzioni”. Lettera che “sono convinto rimarrà nella storia”, ha affermato Ganswein.
LE GIOIE DEL PAPA EMERITO, CHE “NON SI MISCHIA NEL RAPPORTO CON LA CHIESA”
Le sue gioie maggiori sono invece state “lavorare per la fede”, “contribuire alla stesura dei grandi documenti”, e il “contatto con i fedeli in diverse occasioni”. E oggi il Papa “per un uomo della sua età sta bene”, ha dichiarato Ganswein. “È sereno, di buon umore, lucidissimo. Certo le forze fisiche diminuiscono. Nel camminare fa fatica, perciò usa un deambulatore”. Smentendo subito dopo, ancora una volta e in maniera indiretta, il polverone che avevano suscitato le parole riguardo alla possibilità di un doppio ministero petrino, attivo e contemplativo, esercitato in Cooperatores Veritatis: “il Papa emerito non si mischia nel rapporto della Chiesa, come aveva promesso”, ha detto Ganswein nell’intervista.
IL RAPPORTO CON PAPA FRANCESCO
Mentre dal punto di vista umano il rapporto con Francesco è “molto cordiale, rispettoso; c’è stima, ci sono segni di gratitudine e vicinanza. S’incontrano, si scrivono, si telefonano”. Testimonianza che fa seguito alla visita di Bergoglio a Ratzinger per gli auguri di Pasqua. “Vedere quando si incontrano – ha concluso Ganswein – è molto bello, anche perché non è un rapporto istituzionalmente dovuto, ma viene dal cuore e va al cuore”.