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Perché l’Italia è un unicum nella lotta al terrorismo jihadista

terrorismo

Tre sono le peculiarità che contraddistinguono il modello italiano di contrasto al terrorismo fondamentalista: le metodologie di investigazione, l’organizzazione ed un quadro legislativo costantemente aggiornato.

Gli anni di piombo ci hanno tramandato in eredità non solo scie di sangue e dolore, ma anche tecniche di indagine sempre più efficaci, un vero patrimonio nelle mani dei reparti specializzati delle forze di Polizia, che hanno saputo riadattarle alle più disparate forme di criminalità organizzata venute dopo, tra cui il terrorismo.

Tenere sotto controllo una realtà sempre più vivace e che naviga nel web sempre più profondo è ogni giorno meno agevole, e tuttavia i luoghi informatici dove sostano e si infervorano gli aspiranti terroristi sono presidiati senza sosta. Poi ogni tanto qualche navigatore presenta tutti gli indicatori di pericolosità oggettivi e soggettivi, confermati poi da un’attenta osservazione fisica dei comportamenti, e scatta la trappola, il soggetto viene fermato prima che possa nuocere alla collettività e imprigionato od espulso a seconda dei casi.

Metodo come si vede lontano mille miglia dalla devastazione sistematica della privacy informatica di milioni di cittadini inconsapevoli, attuata da chi conosce solo la pesca a strascico negli spazi web di tutti e che non infrequentemente si lascia scappare la preda tra la moltitudine dei segnali.

E poi l’organizzazione, forse il fattore più sorprendente in questa nostra Italia ritenuta, spesso a ragione, poco capace di fare sistema intorno ad un’idea, ad un progetto.

Abbiamo troppe forze di polizia, amalgamabili solo con fusione fredda e tuttavia, di fronte ad un pericolo reale ed all’allarme sociale che esso crea si è materializzato non un coordinamento delle forze ma una integrazione operativa vera e propria, quotidiana, armonica ed efficace in termini di risultati, un’alleanza di scopo che consegna alle ortiche, per quanto riguarda il terrorismo, lo stereotipo della ridondanza e della inconciliabilità delle forze di polizia.

L’esempio più emblematico dell’interagire virtuoso tra i tutori della sicurezza è il Comitato di Analisi Stategica Antiterrorismo (CASA) un consesso attivo dal 2004 in cui siedono i vertici di polizia ed intelligence, guidati, e questo è il valore aggiunto dei nostri giorni, da una mano politica quanto mai sicura, decisa e professionale.

Ed infine le norme, un ambito nel quale il nostro paese spesso si contraddistingue per la proliferazione incontrollata e la scarsa contundenza dei disposti normativi. Ebbene, ancora un’anomalia in positivo, la disponibilità di un quadro legislativo adeguato, arricchito di recente dal Decreto Antiterrorismo (D.L. 7/2015) ) che proprio per la sua essenzialità e concretezza individua una serie di provvedimenti nati dall’esperienza sul campo quali la perseguibilità di “lupi solitari” auto radicalizzati o di chi arruola o si fa arruolare con finalità di terrorismo, o con le stesse finalità finanzia, organizza o pubblicizza l’addestramento ed i viaggi all’estero, la possibilità di colloqui investigativi in carcere, l’aggravante dell’uso del web per finalità criminali, il coordinamento antiterrorismo delle procure distrettuali antimafia da parte del Procuratore Nazionale e così via.

Saranno questi, o solo questi, i motivi che hanno tenuto il nostro paese al riparo dalle stragi del terrore? Erano davvero tutti in procinto di colpire gli oltre 150 soggetti espulsi negli ultimi due anni? Durerà e quanto la condizione di relativo privilegio dell’Italia? Vedremo, e tuttavia sarebbe un tragico errore tirare il fiato troppo a lungo su una rendita di posizione che sembra certa e pare reggere, quando invece è necessario mantenere l’iniziativa nelle proprie mani governando il fenomeno migratorio secondo i lineamenti tracciati dal Ministro dell’Interno, estirpando ogni principio di incistamento dell’estremismo, mitigando gli effetti nefasti del populismo dilagante, (“utile idiota” nelle mani dell’ISIS), stimolando un ruolo più attivo delle comunità islamiche ed aiutando le forze dell’ordine nella loro incessante e quotidiana opera di prevenzione.

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