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Venezuela, viaggio nell’incubo socialista. Prima parte: i farmaci che mancano

Il sogno del Socialismo del XXI secolo si è trasformato nei peggior degli incubi. Persino l’ideatore del termine, il sociologo tedesco Heinz Dieterich, ha ammesso che il modello venezuelano è un vero disastro. Formiche.net cerca di raccontare a puntate la crisi sociale ed economica del Paese sudamericano attraverso storie di difficoltà quotidiana (i nomi sono di fantasia, i casi reali purtroppo). Cominciamo dalla sanità e dall’odissea che i cittadini del Venezuela devono affrontare per trovare farmaci.

Dayana è una ragazza di 34 anni. Laureata in Biologia, ha due figli di sette e nove anni. Vive a San Antonio del Valle, un quartiere popolare del sud di Caracas. Quando aveva 15 anni Dayana è stata male: prima la febbre, poi un senso di perenne stanchezza, infine le piaghe sulla pelle.

Le è stato diagnosticato il lupus eritematoso sistemico, una malattia autoimmune frequente ma ancora misteriosa. Non esiste tuttora una cura definitiva contro il lupus, ma prendendo certi tipi di farmaci si può continuare ad avere una vita normale. Non ci sono rischi. Anche la famosa cantante pop Selena Gómez ne soffre.

LA MANCANZA DI MEDICINE

Ma Dayana non è Selena Gómez e vive nella Venezuela del Socialismo del XXI Secolo di Nicolás Maduro. Quei comuni farmaci non li trova più: “Sono in ricoverata in clinica. Ho una trombosi alla gamba destra. E’ da un mese che non prendo le medicine ed eccomi qui…”, racconta. Il messaggio arriva al gruppo Watshapp delle amiche di scuola. Era da quei tempi che non sentivano parlare più del lupus di Dayana. Come se la malattia fosse sparita. La fotografia della gamba gonfia di Dayana, tre volte più del normale, ha fatto crollare tutte in un pianto disperato, quello che provoca sapere le persone care in pericolo. Le unghie sembrava esplodessero, il colore viola scuro faceva venire la nausea.

Il prednisone è un cortisone sintetico indicato in caso di malattie infiammatorie di origine endocrina e autoimmune. Per chi soffre di lupus, il prednisone è vitale. La mancanza del farmaco agevola la formazione di trombosi nel sangue e questi possono bloccare il sangue nel cuore, il cervello o la gamba, come nel caso di Dayana.

TRA CONTRABBANDO E MERCATO NERO

Tramite amici è stato trovato qualche tubetto di anasmol, un altro anticoagulante. Dalla Colombia ne sono arrivati altri, pagati però a peso d’oro sul mercato nero. Amici a famiglia hanno dovuto fare una colletta di soldi per ricavare la cifra.

L’antidolorifico l’ha fatta dormire soltanto tre notti. Poi è finita la scorta e l’ha tenuta sveglia il dolore. Ma il dolore non è nulla di fronte alla paura: se la gamba resta senza sangue per troppo tempo, gliela dovranno amputare.

Un dramma simile lo vive Carmen Helena: non ha potuto prendere il farmaco per la pressione e, ai suoi 75 anni, ha avuto un ictus. Il padre di Melania, lo zio di Naky e la signora Belmira sono morti per mancanza di medicine. Secondo l’Ordine di Medici del Venezuela, il 95 per cento dei farmaci è introvabile. Gli ospedali operano con il 20 per cento del materiale. Anche chi va in clinica con assicurazione medica deve portarsi siringhe, disinfettanti, cerotti. Ai 28mila morti della criminalità in Venezuela, ora bisogna aggiungere quelli della mancata assistenza medica.

I VOLONTARI NEL MONDO

Invece chi ha avuto più fortuna è Jennifer. Al terzo mese di gravidanza il medico le ha prescritto una dose di progesterone, da prendere durante i nove mesi, per riuscire ad avere il suo bambino. Il progesterone non si trova nelle farmacie venezuelane né al mercato nero con i prodotti colombiani. Ma una venezuelana residente in Galizia, in Spagna, lo ha spedito tramite la Fondazione La Pastillita, una rete di cittadini che raccolgono medicine in tutto il mondo e le fanno arrivare a chi ne ha bisogno in Venezuela. Il principio: quella scatola di antibiotici che non è stata finita a casa, e che ancora non è scaduta, può salvare una vita altrove. Jennifer ora ha una pancia di sei mesi. Chiamerà suo figlio Diego, per Diego Armando Maradona. Non vuole però dirlo ancora che è incinta, non si sa mai…

Peccato che il governo non voglia aprire un canale speciale per la spedizione (come da richiesta degli onorevoli Pierferdinando Casini e Renata Bueno). Ma i volontari non mollano: inventano “pacchetti regalo” dove nascondono le medicine e le spediscono lo stesso. Quelle di Jennifer, ad esempio, sono arrivate dentro un paio di scarpe.

“QUALUNQUE COSA MIA, È NOSTRA”

Se i venezuelani sanno fare bene qualcosa, è ridere delle proprie miserie. Per mantenere l’umore alto, le amiche di Dayana hanno inviato al gruppo di Whastapp una canzone di Selena Gómez:“We are survivors/We are survivors of the wild/ My sweet devoted counterpart / We kept each other’s shooting stars/ However close, however far / Whatever’s mine is ours (Siamo sopravvissuti/ Siamo sopravvissuti dal selvaggio/ Il mio dolce devota controparte/ Abbiamo mantenuto le rispettive stelle cadenti/ Comunque vicino, per quanto lontano/ Qualunque cosa mia, è nostra)”. La solidarietà, quella vera, sopravvive anche in mezzo ai più brutti incubi.



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