Sono cauto, perché i dati non sono ancora definitivi e i punti di domanda sono molti. Tuttavia, se i risultati di questi ballottaggi saranno confermati si tratterebbe di una pesante scoppola, la seconda per essere precisi per quanto riguarda le elezioni amministrative, per il Partito Democratico (PD).
Nel 2015 il PD perse i ballottaggi col M5S, Roma e Torino restano ancora nell’immaginario comune come i due grandi shock. E ora, nel 2017, i ballottaggi il PD li perde con le destre, più o meno radicali.
Se il PD non reagisce, si sveglia, si scuote, si guarda allo specchio, si schianterà. Ormai sono troppe le sconfitte raccolte, da quelle del 2015 al referendum Costituzionale, dalla bocciatura dell’Italicum alla questione dei Voucher. Troppi i fronti aperti, troppe le antipatie. Una classe dirigente non all’altezza, né ieri né oggi. Ma che continua nella totale assenza di autocritica.
Girano da giorni assurde cartoline PD con volti più o meno noti del partito che suggeriscono di fare alleanze ampie da Pisapia a Tosi, passando dal centro di Alfano. Continueno le retoriche stanche e noiose dei gufi, dei complotti. Roba che giusto il M5S potrebbe fare… Eppure no, è il PD. Lo scadere dello stile di comunicazione, lo scadere di certa classe dirigente, ecco i motivi del fallimento. Ma girano grafici a torta sul sito PD che spiegano quanto invece tutto vada bene.
In città importanti come Genova la destra vince, a Parma è Pizzarotti. Eppure c’erano coalizioni ampie, anche perché il PD da solo aveva ottenuto al primo turno numeri imbarazzanti, ampiamente sotto al 20%. In alcune città addirittura non è arrivato al 10%. Ma niente, qualcuno ha preferito farsi le vacanze piuttosto che impegnarsi nella campagna elettorale. Buon per loro.
Vorrei solo dire che sarebbe ora di andare avanti e superare gli schemi, fallimentari e pericolosi, di questi ultimi anni. Basta con le favole: oltre un certo livello non è più narrazione ma allucinazione.