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Cosa penso (da Dubai) della decisione di Arabia Saudita, Emirati ed Egitto contro il Qatar

Trovandomi in quel di Dubai, confesso di aver pensato per qualche istante a una sorta di bufala araba leggendo dell’apparente sorprendente decisione – storica – di Emirati Arabi, Bahrein, Arabia Saudita ed Egitto di isolare diplomaticamente il Qatar dopo i tragici attentati di Londra, accusandolo senza mezze parole di finanziare le attività dei terroristi. Poi, una volta realizzato che non si trattava della versione araba di Lercio.it, la sorpresa iniziale ha lasciato il posto a qualche riflessione.

La prima – vizio di mestiere – di carattere economico. Il pensiero è volato a Londra, alla mia città d’adozione, agli enormi interessi immobiliari, finanziari e commerciali della famiglia Al Thani nel Regno Unito. Interessi che spaziano da tutta l’area di Canary Wharf, ai magazzini Harrods, alla banca Barclays per citare solo quelli tra i più noti.

Poi a Parigi con la squadra del Paris Saint Germain e, restando nel calcio, all’incarico per l’organizzazione dei Campionati Mondiali del 2022. E ancora in Germania, con una grossa partecipazione in Volkswagen e pure una discreta manina nella Deutsche Bank. Per non parlare poi delle quote in Rosneft, il colosso petrolifero russo dove lo sceicco Al Thani attraverso il fondo sovrano del Qatar detiene una partecipazione a due cifre.

E nel Belpaese? Qui c’è davvero da sbizzarrirsi. A partire dalla bellissima area di Porta Nuova nella dinamica Milano, con i suoi grattacieli, piazze, negozi e ristoranti che non sarebbero stati completati – erano finiti i dané – se non fosse intervenuto sempre il Qatar. E nella moda, con Valentino su tutti, gli alberghi di lusso, la Costa Smeralda, la compagnia Meridiana e – si vocifera – l’interesse per Alitalia.

Ed ecco quindi la seconda che è poi una domanda spontanea: che succederà ora? L’Occidente che in maniera troppo frettolosa, miope e per certi versi pure arrogante ha voluto esportare i propri modelli democratici laddove la storia e la cultura tribale impongono ed imporranno ancora a lungo la figura di un Ruler, ovvero di uno solo che decide e fa le regole, dovrà forse interrompere – come hanno fatto questi Paesi mussulmani – ogni rapporto? A prescindere da qualsiasi altra considerazione, vengono i brividi solo a pensare realisticamente alle conseguenze economiche.

Ma tant’è, quell’Occidente dove da anni si discute, purtroppo spesso senza averne vera consapevolezza e conoscenza reale, di guerra di civiltà e di religione, dove si confondono i significati di rispetto e tolleranza – a proposito, in quei Paesi c’è pochissima tolleranza per chi non rispetta le regole, ma molto riguardo per chi è rispettoso delle loro tradizioni e regole – si trova di fronte una realtà che si traduce in uno psicodramma. Che fare? È una difficile scelta, non è certo facile essere razionali e pragmatici come invece lo sono stati i mussulmani del Golfo.

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