La famiglia italiana attende, dal 1948 ad oggi, la garanzia del diritto alla libertà di scelta educativa. I genitori poveri non possono scegliere la buona scuola pubblica paritaria – ex L. 62/2000 una delle “due gambe del Sistema Nazionale di Istruzione” – perché non possono pagare due volte: tasse allo Stato e retta di funzionamento. Ancora peggio se i genitori hanno un figlio portatore di handicap. Puniti due volte: cento euro scarsi di detrazione annui e mille euro per il sostegno del figlio disabile, a fronte dei 25 mila necessari per il docente ad hoc. In Francia il genitore povero sceglie la scuola pubblica che vuole, come pure nei Paesi dell’Est europeo. In Italia, no. Eppure “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” che limitano “di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini” (Cost., art. 3). L’Italia, quale Stato di diritto, non garantisce i diritti che riconosce.
Evidentemente urge far funzionare meglio la scuola pubblica, sia statale che paritaria. Gli aggettivi “pubblico” e “statale” non sono sinonimi. Ciò che è “pubblico” non è necessariamente “statale”. Occorre far chiarezza sul fatto che la produzione di un bene o servizio di tipo collettivo (come l’istruzione) possa essere realizzata tanto dal settore pubblico quanto da quello privato. La produzione pubblica deve essere giustificata con ragioni diverse dall’impossibilita’ di provvedervi da parte di privati e la principale spiegazione è che la collettività vede nel processo di produzione pubblica del bene/servizio qualcosa di diverso e migliore rispetto a quello privato. Di conseguenza, esiste la disponibilità a pagare una differenza di costo per la sua acquisizione. Diversamente non esiste alcun impedimento a che il bene o servizio venga prodotto da parte privata. È questa la ragione per cui “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali” (Cost., art. 33, comma 4).
Insiste il Parlamento Europeo (Risoluzione 14 marzo 1984, art. 7): “La libertà di insegnamento e di istruzione comporta il diritto di aprire una scuola e svolgervi attività didattica. Tale libertà comprende inoltre il diritto dei genitori di scegliere per i propri figli, tra diverse scuole equiparabili, una scuola in cui questi ricevano l’istruzione desiderata.”
Ma lo Stato non può reggere finanziamenti aggiuntivi per la scuola tout court. L’unica soluzione per evitare il tracollo della scuola pubblica, sia statale che paritaria, è il costo standard di sostenibilità per allievo.
Lo dimostra scientificamente il saggio Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato (Giappichelli, Torino 2015, 2. ristampa), di A.M. Alfieri, M. Grumo, M.C. Parola. La proposta prevede che lo Stato ponga al centro dell’attenzione lo studente. Si individui un costo standard di sostenibilità (da declinare in convenzioni, detrazioni, buono scuola, voucher ecc.) e lo si applichi ad ogni allievo della scuola italiana, sia statale che paritaria. Si realizzerebbe la libertà di scelta educativa in un pluralismo formativo, dando alla famiglia la possibilità di scegliere la buona scuola che desidera, pubblica statale o pubblica paritaria; la spesa sarebbe a costo zero rispetto all’attuale, che è fuori controllo. Migliorerebbe l’offerta educativa perché il passaggio decisivo del “costo standard” non sta nella uguaglianza economica, ma nel rafforzamento della responsabilità della famiglia e del potere della domanda, rispetto all’offerta scolastica garantita. L’alternativa dei finanziamenti a pioggia rappresenta il tracollo economico della scuola pubblica tutta, statale e paritaria.
L’Universitas Mercatorum ospiterà nella sua prestigiosa sede di Palazzo Costaguti – Piazza Mattei 10, Roma- una riflessione a più voci su Cultura, economia, politica. L’innovazione educativa, promossa dalla rivista telematica interdisciplinare Politica.eu, mercoledì 14 giugno 2017, con inizio alle ore 14.30.
A questo momento parteciperà il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli. Interverranno, oltre agli autori del testo, il Rettore Prof. Giovanni Cannata, ordinario di Politica economica; Michele Rosboch, Direttore di Politica.eu e docente di Storia del diritto italiano nell’Università di Torino; Pasquale Pazienza, docente di Politica economica nell’Università di Foggia; Paola Maria Zerman, Avvocatura dello Stato. Coordinerà i lavori Ivo Stefano Germano, docente di Sociologia dei nuovi media nell’Università del Molise.
Il coordinamento scientifico e organizzativo è affidato ad Alessia Lirosi (docente di Storia moderna, Università di Verona).